Frajese spiega il “negazionismo” ▷ “Evitano confronti per non essere distrutti. E a me questo piace”

“Paraguay, da terra di fuga per nazisti a paradiso per i tedeschi No vax”. Un accostamento ardito quello di Repubblica, nella settimana in cui un elzeviro di Alain Elkann scuote l’opinione pubblica per aver descritto in maniera discutibile alcuni passeggeri “lanzichenecchi”.
Due i punti che catalizzano l’attenzione: “Negli ultimi tre anni“, leggiamo, “il Paraguay è stato tristemente invaso da migliaia di tedeschi no vax che hanno cercato rifugio nel Paese sudamericano“.
E ancora, “Il Paraguay continua a esercitare un’attrazione irresistibile su fuorilegge e feccia bruna“.
Un elenco di categoria che poco c’entrano l’una con l’altra, ma che il giornale mette insieme come un pastone non meglio definito.
Una narrazione e un atteggiamento che rispecchia in pieno il copione pandemico, secondo il Prof. Giovanni Frajese, endocrinologo e docente all’Università del Foro Italico.

Ma a cosa servono queste etichette? Perché il dibattito sembra non essere più un terreno di confronto? “E’ talmente puerile quest’atteggiamento che capti la fragilità. Il non volersi confrontare ha una ragione molto semplice, non ti confronti perché non vuoi essere fatto a pezzi. Esattamente la ragione per la quale persone come me non vengono invitate né in TV né a confronti che sono stati chiesti a 360°, penso alla CMSI (Commissione Medico Scientifica Indipendente).
Quando l’interlocutore diventa troppo scomodo è perché è preparato e sbugiardarlo diventa molto complicato. Così si evita il confronto perché si ha paura, e a me questo piace”.
L’intervento a ‘Un Giorno Speciale’.