I dati del PIL, cioè del prodotto interno lordo del secondo trimestre del 2023, e i dati sull’inflazione che si è registrata a luglio nell’area Euro, confermano le tendenze già in atto. Si è registrato un rallentamento totale della crescita, in particolare in alcuni paesi dell’area Euro con Italia e Portogallo che hanno segnato una forte diminuzione trimestrale. La Germania? Continua a lottare con un Pil stagnante a causa della difficoltà del settore manifatturiero tedesco. La Spagna invece ha mantenuto una solida crescita trimestrale e la Francia ha sorpreso positivamente grazie ad esportazioni e investimenti aziendali.
Per quanto riguarda l’inflazione, il rallentamento dei prezzi dell’energia è stato compensato dalla componente alimentare, dalle utenze, dai servizi in particolare nel settore turismo, dove i prezzi sono andati alle stelle.
Mentre l’inflazione si posiziona generalmente al di sopra della media generale che avevamo conosciuto, cioè l’inflazione “core“, quella dei panieri dei beni più tipici: comunque ancora troppo alta.
Lagarde ha sottolineato che anche se si decidesse di fare una pausa a settembre, non ci sarà necessariamente uno stop definitivo perché ci sarebbe, da parte loro, preoccupazione per la possibile ripresa dell’inflazione dopo il rallentamento degli ultimi mesi, che però, come abbiamo visto, è a macchia di leopardo.
L’Italia registra, questo è il dramma, una netta diminuzione della domanda interna che ha contribuito al rallentamento senza equilibrio nelle esportazioni nette. Sul fronte dell’inflazione, i servizi potrebbero frenare ancora la riduzione della componente core, aprendosi così all’ennesimo aumento dei tassi entro la fine dell’anno intrappolandoci, cioè, nei meandri della recessione.
Per essere più precisi, potremmo parlare di stagflazione, una delle situazioni economiche peggiori: un’economia stagnante in presenza di inflazione, cioè prezzi che crescono per errori della Banca Centrale Europea, della Commissione Europea, dello Scenario Internazionale.
Ma la domanda non c’è, la gente non compra e non porta avanti le esigenze delle imprese.
Però noi abbiamo una classe politica che continua a pensare che grazie ai meravigliosi introiti del Pnrr e ai regali di Bruxelles usciremo da questa situazione. Dobbiamo tornare a parlare di industria, di imprese, di agricoltura e di servizi, e meno di burocrazia europea anzi, facciamo una cosa: cancelliamola proprio.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi