Nelle ultime ore le testate giornalistiche italiane parlano del crollo del rublo russo e lo rappresentano come il simbolo della difficile situazione economica che vigerebbe attualmente in terra sovietica. Per contrastare questa caduta improvvisa la Banca Centrale Russa ha deciso di alzare i tassi di interesse dal 8,5% al 12%. Come già dichiarato dalla Russia, è importante che il rublo rimanga forte per fronteggiare lo sforzo economico del conflitto. Nel frattempo l’Unione Europea continua con le sanzioni che però non sembrano scalfire il Cremlino e la forza economica e industriale della Russia.
“In una situazione di approvvigionamento verso l’Occidente da parte della Russia, il crollo del rublo rispetto all’euro o al dollaro sarebbe un problema rilevante. Ma nel momento in cui la Russia ha spostato il baricentro del commercio dall’Europa alla Cina o all’India, la svalutazione del rublo ha un impatto molto minore. La notizia di questo crollo oscura una notizia ben più significativa: la Russia, secondo la misura del PIL a parità del potere d’acquisto, si classifica come quinta economia mondiale scavalcando la Germania” commenta Giacomo Gabellini, saggista e ricercatore specializzato in questioni economiche e geopolitiche.
“Il fatto che un paese in guerra riesca a sostenere una produzione industriale autonoma che permetta all’esercito di sparare 50-60 mila proiettili d’artiglieria in un solo giorno, dimostra come la Russia sia dotata di una capacità industriale notevolissima corredata da catene di rifornimento perfettamente funzionanti”, conclude Gabellini, “la Russia è riuscita ad aggirare le sanzioni e ad elaborare soluzioni alternative che le permettono di sostenere lo sforzo bellico“.
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