Finisce col botto, il mercato giallorosso, per merito di una dirigenza paradossalmente accusata fino a pochissimi giorni fa di non saper cavalcare gli eventi e di perdere tempo con trattative infruttuose senza avere piani alternativi.
A pensarci bene, la tanto citata lacuna in attacco in pochi giorni è stata prima parzialmente colmata dall’arrivo di Azmoun e poi letteralmente sublimata dall’acquisizione in prestito dal Chelsea di Romelu Lukaku, un nome ch’era follia sperar fino a qualche giorno fa e che ora già riempie i fotomontaggi che anticipano il suo mezzobusto in maglia giallorossa.
Che poi la partita, per certi versi delittuosa a livello di gestione, di Verona abbia evidenziato altre lacune (i laterali, il portiere) rimette subito Pinto al lavoro e chissà che…ma dicevamo di Lukaku.
Il problema dei gol la Roma aveva iniziato a tentare di risolverli prima con l’arrivo di Azmoun e prima ancora, in campo, con la doppietta di Belotti alla prima giornata. Pensate se il Gallo continuasse a onorare lo stato di forma palesato all’esordio e se l’iraniano si rivelasse quello dei tempi non così lontani del campionato russo che ricchezza di soluzioni si ritroverebbe Mourinho in attacco, come alternative e come utilizzi in simultanea, perché Azmoun in determinate situazioni o per alcuni scampoli di gara potrebbe giocare con entrambi, con la grande ombra del belga che mette la Roma al riparo dalle sterili polemiche sulla produzione offensiva: le rifiniture di Dybala, Pellegrini, Aouar; i lanci di Cristante o di Llorente da ancora più lontano e Lukaku che innesca la sua progressione o che, in alcune situazioni, agisce anche da perno per gli inserimenti altrui, perché un centravanti del genere, oltre ai gol che porta in dote, sposta anche il focus dell’attenzione avversaria su di sé, a beneficio di molti compagni.
Insomma: quanti secoli sono passati da quando Pinto e i Friedkin erano oggetto di scherno e paradigmi di immobilismo e incapacità? Come? Soltanto due settimane?