Amarena, l’uomo non si scuserà

Erano abituati a vederla, erano abituati a dissuaderla, quando occorreva: nel momento in cui la vedevano avvicinarsi troppo a una casa, o a un allevamento di polli, usavano il clacson dell’auto, o i fari abbaglianti; oppure avvertivano le pattuglie dei guardiaparco. Facevano in modo di allontanare l’orsa, nel rispetto dell’orsa e dei suoi cuccioli, i residenti dell’area attorno a San Benedetto dei Marsi

L’avevano ribattezzata Amarena, in ragione delle sue predilezioni alimentari: per conoscerne così bene le abitudini, vuol dire che la presenza di Amarena nel circondario era abituale e che la convivenza con gli esseri umani era collaudata, compresi i deterrenti da adottare quando l’orsa con i suoi cuccioli si avvicinava troppo a tenute o abitazioni. 

A proposito dei due cuccioli, la cui immagine non può non commuovere: non devono essere solamente il volano di un universale stringimento di cuore a mezzo social; la loro tragedia di creature, degne come se si trattasse di due bambini orfani, deve farci comprendere che la nostra visione piramidale dell’ecosistema, con noi umani al vertice come in una specie di feudalesimo della natura, ha prodotto e continua a produrre solo disastri. Il giorno in cui capiremo – ma c’è da essere pessimisti in questo senso – che quella che ci salverebbe e che salverebbe l’universo dovrebbe essere una visione il più possibile orizzontale, con la dignità delle creature redistribuita in modo equo, scopriremo che per secoli la vera aggressività è stata quella delle nostre imposizioni di colonizzatori del creato, non quella dell’istinto delle varie altre creature diverse dall’uomo. 

Quanto a chi ha premuto il grilletto, che va definito killer o assassino, senza distinguo, diciamo che è un buon testimonial di quell’attitudine tipica di una certa secolare cultura statunitense, dilagante anche in Europa negli ultimi tempi, secondo la quale vivere in sicurezza equivale a tenere un’arma carica in casa e, a buon bisogno, premere il grilletto senza troppe esitazioni. Una semplice equazione logica dovrebbe invece suggerirci, dati alla mano, che più armi cariche equivale a minore sicurezza. 

Senza trattenere troppo il lettore, che ci auguriamo indignato per questa vicenda, su queste righe, chiudiamo con il confronto tra due dati: andiamo a vedere quante tragedie, negli anni, sono state provocate da aggressioni di orsi nelle aree boschive e limitrofe del nostro territorio e quante da incidenti di caccia o colpi di arma da fuoco esplosi accidentalmente o con troppa leggerezza. È tutto qua. 

Paolo Marcacci