E’ un fulmine a ciel sereno l’ultima uscita di Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio. Di cosa ha parlato?
In ballo c’è un argomento piuttosto rilevante nella storia più recente: la strage di Ustica, l’incidente aereo avvenuto il 27 giugno 1980 nei pressi della località sicula che ha poi dato il nome alla tragedia. Ma a finire nell’occhio del ciclone mediatico è proprio “l’incidente”: secondo Amato quel Dc9 fu bersaglio di un missile francese. “La versione più credibile – ha detto – è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. E il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario“.
Una dichiarazione alla quale segue però un dietrofront: “Ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile. Non ho raccontato nulla di nuovo“. Ma le complesse analisi sulla strage di Ustica hanno radici ben più ampie, destando vari dubbi su ipotetici depistaggi. Un’altra ipotesi è invece quella sostenuta da tempo da Gregory Alegi, professore di Storia americana dell’Università LUISS e membro della commissione di vigilanza dei documenti dell’intelligence istituita dal Governo Meloni nel maggio scorso.
Sarebbe stata una bomba, invece della battaglia aerea “svelata” da Amato, a causare la strage in cui 81 persone persero la vita.
Una versione che Repubblica però non appoggia. Francesco Borgonovo ha chiesto spiegazioni a Gregory Alegi in diretta a Punto & Accapo.