La Corte di Cassazione di Roma ha accolto il ricorso della Juventus in merito all’inchiesta Prisma. La società bianconera che ha visto imputati tutta una serie di ex dirigenti tra i quali Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene, aveva chiesto di spostare l’indagine in questione da Torino a Roma, per incompetenza territoriale della procura torinese.
A distanza di un anno dalla richiesta d’appello, dunque, il processo Prisma ritorna alle indagini preliminari che questa volta si svolgeranno nella capitale e vedranno ancora coinvolti gli ex vertici societari della Juventus.
L’avvocato Roberto Afeltra, in tempi non sospetti aveva già sollevato la questione dell’incompetenza territoriale e aveva già evidenziato come la società bianconera fosse stata giudicata dalla giustizia sportiva sulla base di gravi indizi di colpevolezza su un fatto che successivamente è stato definito insussistente da più tribunali, ad oggi dichiara: “Se il procedimento pensale dovesse dire che il fatto non sussiste, per la FIGC sarà una bella rogna a livello risarcitorio. Il processo sportivo non si tocca, ma la Juventus, per colpa dei dirigenti che hanno patteggiato sia in Italia che in Europa, è stata giudicata sulla base di gravi indicatori di colpevolezza che adesso ritornano indietro perché il procedimento ritorna alle indagini preliminari“.
In merito alla decisione di spostare il processo a Roma, l’avvocato Afeltra instilla un dubbio che avrebbe potuto potenzialmente cambiare tutte le carte in tavola: “Il gip di Torino che ha deciso in sede cautelare di rigettare la richiesta d’arresto per Agnelli, non poteva in quel momento applicare la legge Cartabia e rimandare subito questo processo a Roma, evitando di mandare le carte alla procura federale?. Era chiaro che non fosse competente Torino, le alternative valide erano Milano o Roma e questo avrebbe cambiato il processo dal principio”