L’approvazione del decreto Caivano ha dato il via ad una serie di dibattiti in merito all’atteggiamento da assumere nei confronti dei più giovani. Il neo decreto apporta modifiche rilevanti alla legislazione che faciliterebbero l’arresto in flagranza e la misura cautelare nei confronti dei minorenni al di sopra dei 14 anni.
“Si abbassa da nove a sei anni la pena editale dei reati che permettono le misure restrittive, significa che fino ad oggi un giovane andava in carcere reiterazione del reato o inquinamento delle prove solo in casi gravi, come quelli di omicidio, adesso potrà finire in carcere anche per rapina, spaccio aggravato, violenza a pubblico ufficiale” scrive Repubblica.
Se hai più di quattordici anni, dunque, rischi di andare in carcere per reati gravi. Se hai meno di quattordici anni, invece, è previsto un ammonimento del questore, divieto di usare smartphone e divieto di accesso a scuola, per chi è accusato di furto, rapina, lesioni aggravate, danneggiamento aggravato se hai più di dodici anni.
In sostanza, se hai compiuto i quattordici anni d’età e commetti reati gravi non sei più considerato un bambino ma, sostanzialmente, quasi adulto. Per chi vive realtà come Roma, Milano, Torino non è così impensabile una cosa del genere, perché sa cosa vuol dire affrontare gruppi di baby criminali che danneggiano cose e persone. In determinati quartieri e zone periferiche siamo di fronte a situazioni davvero gravi, fuori controllo in alcuni casi.
Aumentano anche le sanzioni nei confronti dei genitori che non mandano i propri figli a scuola. Giorgia Meloni ha sempre sostenuto che le pene fino ad ora, 30 euro di multa, nei confronti di questo fenomeno fossero ridicole e non sbagliava. Adesso si rischia fino a 2 anni di carcere, il che rende molto più probabili misure detentive nei confronti di genitori che non assicurano istruzione ai propri figli, e la revoca della patria potestà. Su questo si dovrebbe ragionare con cautela, privare i genitori dei propri figli è sempre un argomento molto sensibile.
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