Il 12 settembre è sbarcato in tutte le librerie “La versione di Giorgia“, il libro intervista a cura di Alessandro Sallusti, che ha come protagonista proprio la premier ex leader di Fratelli d’Italia. La pubblicazione arriva proprio nel momento in cui il governo di Giorgia Meloni assiste inerme ad un clima diffuso di sfiducia e malcontento da parte dell’elettorato di destra in merito alle promesse che, a detta di molti, non sarebbero state mantenute dalla premier. I dubbi dei sostenitori sarebbero, ad ora, indirizzati su un atteggiamento governativo giudicato eccessivamente europeista su questioni come la guerra in Ucraina e manovre economiche.
Anche sul versante immigrazione l’operato di Giorgia Meloni ha lasciato l’amaro in bocca altresì ai più affezionati. L’attuale premier in campagna elettorale aveva proclamato a gran voce nelle piazze d’Italia misure restrittive contro l’immigrazione, come il famigerato blocco navale, misure che ad oggi non sono ancora state messe in pratica.
Proprio sulla questione della famosa ‘luna di miele calante‘ della premier con il suo elettorato, Giorgia Meloni predica calma: “non ci casco, ci vuole calma e sangue freddo, la politica è una partita a scacchi, prima di fare una mossa devi capire che cosa accadrà, prevedere le 10 mosse successive per avere la certezza di dove finirai, poi per carità sbagliare si sbaglia pure parecchio, ma è stupido farlo per colpa della fretta, dell’ansia e della prestazione, che da sempre sono due pessime consigliere, non sto facendo un elogio della lentezza, ma dell’efficacia“.
La maggior parte delle critiche alla gestione governativa arriva, come ci si poteva immaginare, dalla sinistra. Giorgia Meloni spiega all’interno del libro come proprio la sinistra italiana e occidentale, a suo parere, stia assumendo le forme caratteristiche di un pensiero fondamentalista. Critica la visione distorta, generata dalla convinzione di essere i possessori assoluti della verità, nella quale nasce e si sviluppa l’estremismo intollerante di sinistra.
Francesco Borgonovo, proprio in merito all’estremismo ideologico che affligge i dibattiti politici più recenti, ne evidenzia un atteggiamento incoerente e non del tutto onesto intellettualmente: “Condivido a pieno il discorso di Meloni sulle nuove tendenze della sinistra, ne è un esempio le posizioni assunte sul conflitto ucraino all’interno delle quali chiunque viene definito putiniano se esprime un parere diverso in merito. C’è una parte del mondo liberal progressista che ha sempre considerato la destra, i conservatori, il dissenso,
persino i comunisti, quelli veri alla Marco Rizzo, dei reietti, dei retrobi.
Questa gente qua da un po’ di anni a questa parte non ha votato a sinistra, o non è andata a votare o in massa ha votatoi partiti che
percepiva come antisistema, prima i Cinque Stelle, poi la Lega, poi anche Fratelli d’Italia“.
“Il libro mi trova discordante su alcuni argomenti“, conclude Borgonovo, “trovo che sia stata fatta un po’ di retorica sulla guerra in Ucraina e anche il discorso sull’elite mi appare abbastanza di facciata, perché credo che questo governo in quelle dinamiche ci sia entrato e ci si stia adattando per non rischiare di esserne estromesso”