Il sindacato dei farmacisti indipendenti italiani, in collaborazione con altre associazioni del settore, ha lanciato nei confronti della premier Giorgia Meloni un appello all’interno del quale vengono avanzate due richieste. Una sostituzione dei membri della CEPS, la commissione giudicante i medici radiati per non aver rispettato il protocollo di “vigile attesa” durante la pandemia e un decreto legge che possa annullare i provvedimenti presi proprio nei confronti di quest’ultimi.
Le pressioni politiche sulla medicina
La scelta di adottare il protocollo di “vigile attesa” durante l’emergenza, prediletto ad un protocollo che prevedesse cure domiciliari per pazienti fragili, si va ad incoronare come l’esempio lampante delle fortissime pressioni e influenze politiche subite dalle discipline mediche durante la pandemia, tutto in nome dell’emergenza.
A questo proposito, il Dott. Giuseppe Barbaro, specialista in medicina interna e cardiologia, spiega come il settore medico abbia subito delle vere e proprie vessazioni in merito alle strategie da adottare contro la famigerata emergenza: “La politica non dovrebbe in nessun caso interferire su una professione che per definizione è libera, indipendente, non condizionata e condizionabile“. Ma quale doveva essere il giusto atteggiamento da parte degli addetti ai lavori? “I medici, in questo contesto, avrebbero dovuto fare muro e dichiarare apertamente la volontà di non tradire la loro natura professionale poiché vincolati da un giuramento che prevede non solo la non discriminazione del paziente ma anche la libertà e l’ indipendenza della professione“
Le pressioni provenienti dalla politica e dagli agglomerati di potere formatisi in nome della situazione d’emergenza riguardavano anche gli aggiornamenti scientifici che arrivavano, o ‘non arrivavano’, verrebbe da dire. Ad una disciplina basata sugli aggiornamenti accademici veniva impedito di riceverne o divulgarne. “La professione medica“, continua Barbaro “si fonda su un flusso costante di ricezione e divulgazione di aggiornamenti scientifici sulla base di dati clinici, che durante la pandemia è stato compromesso. Le autopsie che non sono state effettuate, sarebbero state utili per capire di più. Le ricerche scientifiche, la letteratura, sono tutte condizioni che avrebbero permesso una migliore gestione. Io ritengo che la professione sia stata profondamente tradita per essere asservita alla politica. Il medico deve avere come unico referente il paziente, lui deve rispondere soltanto al paziente, pensare alla tutela della sua salute, della sua qualità di vita e non certamente essere assoggettato a circolari ministeriali perché c’è un volere politico che ne limita la libertà. Chi è fedele a un giuramento non può cambiare quello in cui ha creduto e crede”
Il concetto inesistente di vigile attesa
A questo punto verrebbe da chiedersi che tipo di principi e obiettivi ci fossero dietro le pressioni attuate in favore dell’attuazione del protocollo di vigile attesa. Secondo Giuseppe Barbaro “l’unico principio dietro questa scelta era quello di creare complicanze e aumentare i tassi di mortalità. Non esiste un principio scientifico dietro una strategia di questo tipo. L’unico vero principio medico è “time is life”, il tempo è vita. Prima intervieni o fai la diagnosi, prima risolvi le problematiche di un paziente. Al di fuori del Covid, pensiamo a malattie come i tumori: cosa fai? Aspetti che si stabilizzi e dunque si espanda e crei metastasi?”
“Sono stati demonizzati tutti i tipi di trattamenti farmacologici e non proposti in quel periodo nefasto. Uno fra i più importanti studi accantonati e non presi in considerazione per ovvie scelte politiche fu quello del dottor De Donno. Avviò le sperimentazioni per curare il virus con il plasma iperimmune e, nonostante tutt’oggi in Italia non venga considerato un trattamento affidabile, si tratta di una delle cure alternative più efficaci“.