Nagorno-Karabakh, una terra che appartiene ufficialmente all’Azerbaigian, dove vivono armeni cristiani che vorrebbero indipendenza, ma che fino ad oggi hanno ottenuto solo guerra e morte. Una popolazione che ha subito un genocidio e continua a combattere per casa propria. In questi giorni la popolazione è stata abbandonata al suo destino dal mondo intero, perfino dall’Armenia che dovrebbe accoglierli. Quindi alla fin queste persone restano da sole di fronte ad un nemico che li vuole cancellare, tra chi prova a fuggire e chi ha deciso di restare a combattere.
Tante parole sull’Ucraina e poi quando ci sono dei cristiani in prima linea a combattere allora non frega a nessuno.
Le parole di Stefano Pavesi, consigliere comunale di Milano e portavoce dell’associazione l’associazione “Una Voce Nel Silenzio”, sono utili a far capire come alcune notizie relative alla guerra possano essere del tutto ignorate, pur nella loro estrema gravità: “Purtroppo ci sono state tantissime persone che non hanno voluto ascoltare. Io vi faccio un esempio. Nei mesi scorsi l’Azerbaijan aveva chiuso l’unico corridoio che portava cibo, alimenti, aiuti, medicine agli armeni in Arsak. Questo cosa ha comportato? Ovviamente una popolazione stremata che non aveva più praticamente nulla da mangiare, nulla per curarsi, e l’opinione pubblica mondiale ne ha parlato pochissimo perché ovviamente come dicevi tu prima l’attenzione è spostata sulla guerra in Ucraina.“
Ci sono delle cause di cui nessuno si occupa perché non convengono. Per le minoranze che portano soldi, per le minoranze che portano visibilità, allora siamo tutti in prima fila. Le minoranze che vanno solo aiutate, gratuitamente, perché meritano di essere aiutate, perché meritano di sopravvivere, non ottengono la stessa attenzione.