Questo è l’inizio di una storia straordinaria alla quale, forse, qualcuno non ha mai creduto e mai crederà. Ma chi siamo noi per non raccontarla.
Gli anni ’50 portano a Detroit la grande rivoluzione industriale e con essa flotte di immigrati messicani sbarcati in città per inseguire il sogno americano. Sixto è uno di quei figli nati senza camicia, da padre e madre operai in cerca di una fortuna mai arrivata. Detroit, grigia e severa, lo accoglie senza smancerie e lo costringe fin da giovanissimo come manovale in un’azienda automobilistica. La vita sta già tentando in tutti i modi di piegarlo sotto il segno del sacrificio, ma Sixto nei rumori meccanici, ossessivi della fabbrica ci sente ritmo, nel vociare confusionario degli operai di Detroit ci sente melodia e nelle corde di una malandata chitarra a tre quarti le mani sporche di grasso trovano sollievo dalle fatiche di giornate che scorrono tutte uguali. La musica lo stringe a se e lo fa con la sua natura di mamma che accudisce un figlio sofferente. Allo scoccare dei ’70, Sixto vive le sue due vite nella città dei motori, come operaio quando il sole è in cielo e come cantautore underground tra le luci fioche dei locali malfamati di periferia quando il sole è calato da un pezzo.
Clarence Avant è uno dei discografici più importanti di quel periodo storico a Detroit, è a capo della Motown Records e si appresta a fondare la Sussex Records, due labels entrate negli annali della discografia made in USA. Ha l’abitudine di girovagare nei sobborghi di Detroit alla ricerca del nuovo Bob Dylan e quando in una delle sue spedizioni notturne scova Sixto “Sugar Man” Rodriguez pensa di averlo trovato per davvero. L’unione tra quel malandato operaio cantautore e la Sussex darà alla luce due lavori iconici: ‘Cold Fact’ e ‘Coming from reality’.
Chiunque si aspetti un gran bel lieto fine a questo punto della storia ne rimarrà deluso. I due album sono un flop senza precedenti, l’etichetta ha fatto un enorme buco nell’acqua, Avant è su tutte le furie e Sixto si tormenta. Tutti si chiedono dove hanno sbagliato. Il mare di squali della discografia americana non lascia scampo e restituisce loro un numero talmente esiguo di dischi venduti da costringere la Sussex ad una decisione drastica. Il contratto di Rodriguez viene stracciato a due settimane dalla notte di Natale. Il sogno è sparito e con lui la speranza di una nuova vita.
Sixto ritorna alle sue giornate grigie da operaio dondolandosi tra cantieri edili e ditte di demolizione. La musica è acqua passata, la vita dura ha vinto, la sorte l’ha piegato. Da questo momento si apre una voragine lunga circa venticinque anni. Si perdono tutte le sue tracce e quello che rimane di lui sono soltanto le suggestioni dei pochi fan superstiti. C’è chi lo crede morto, chi scomparso per sempre.
Ogni storia straordinaria che si rispetti, come ben sapete, non può e non deve incorrere in un epilogo del genere, altrimenti che storia straordinaria sarebbe?. Ebbene, i chilometri necessari a stravolgere le sorti di questo racconto sono esattamente 13.604, quelli percorsi da una turista Statunitense con in tasca una cassetta di Rodriguez. Destinazione Johannesburg, Sud Africa.
Su quel nastro sono incise le 12 tracce di ‘Cold fact’ e quando alcuni locals le ascoltano cambia il destino dell’artista perduto, è scattato qualcosa. La mano crudele dell’Apartheid soffoca i giovani sudafricani e qualsiasi influenza, che sia artistica o di altro genere, proveniente dall’Occidente è messa al rogo senza alcuna tolleranza, ma le canzoni di Sixto Rodriguez hanno cominciato a diffondersi in segreto. Rappresentano la resistenza giovanile al regime, parlano di libertà, profumano di ribellione e fratellanza, di lotta al potere. La famigerata cassetta è stata copiata migliaia di volte e chiunque a Johannesburg e dintorni, se non la possiede già, muore dalla voglia di stringerne una tra le mani. In pochi mesi le etichette locali acquistano i diritti del cantautore dalla Sussex e cominciano a vendere milioni di copie. Il regime censura i dischi e i giovani li desiderano ancora di più.
Rodriguez diventa in breve tempo la più grande star nazionale, superando i dischi venduti da un signore di Memphis chiamato Elvis Presley, ma non c’è alcuna possibilità di ascoltare i suoi capolavori dal vivo. Sixto è morto, questa è l’unica cosa di cui tutti sono certi in Sudafrica, o quasi tutti.
Verso la fine degli anni novanta due ragazzi decidono di mettersi sulle tracce del cantautore messicano usando come unica bussola le sue canzoni. Partono per un viaggio tra i luoghi descritti nei testi del loro idolo. Inghilterra, New York, Amsterdam, ma nulla di fatto. L’intuizione giusta arriva quando uno dei due, ascoltando “Inner city blues”, si accorge di un riferimento ai sobborghi di una cittadina molto vicina a Detroit e, spulciando tra le poche notizie a sua disposizione, scopre che è proprio lì che si trovano la Sussex e la Motown Records. Il mistero è risolto, la destinazione è Dearborn, Detroit, Michigan.
Arrivati a Dearborn il primo da contattare è Clarence Avant, lo scout che scoprì Sixto, il quale fa muro ostinato e si rifiuta di dare qualsiasi spiegazione. Colui che segnerà la vera svolta del folle viaggio è Mike Theodore. L’ex produttore dei due album che hanno fatto sognare il Sudafrica per ben venticinque anni, interrogato dai due ragazzi, darà loro una notizia sconvolgente: Rodriguez è vivo e vegeto, abita a Detroit e non è mai andato altrove. Il blog creato ad hoc per dare aggiornamenti sulle ricerche esplode al cospetto della rivelazione shock e tra i tanti messaggi, uno in particolare mette la parola fine a questa storia.
La figlia di Sixto Rodriguez contatta i due viaggiatori e organizza un incontro. Suo padre ha vissuto a Detroit per tutto quel tempo, ha dimenticato la musica, ha lavorato come operaio per i venticinque anni successivi al flop dei suoi due album e non ha mai saputo di essere diventato l’idolo di generazioni e generazioni di un luogo che conosce a malapena, a 13.000 chilometri di distanza dalla sua casa fatiscente. I due ragazzi gli organizzano un tour in Sudafrica e finalmente possono gridare a squarciagola: Sugar Man is back!
Il tour è un successo straordinario, le date sono tutte sold out, le migliaia di persone presenti sono letteralmente impazzite. Il Sudafrica assiste alla rinascita del suo più grande idolo. Il cerchio si è chiuso. La storia di un popolo che può finalmente celebrare chi gli ha donato la speranza è giunta al termine, nel migliore dei modi. Sixto, finito anche quel sogno, ritorna a casa e riprende il suo lavoro di sempre, regalando a famiglia e amici i ricavi della leggendaria tournee sudafricana e aspettando la sua seconda rinascita che avverrà più tardi, nel 2011, quando il documentario su quell’incredibile viaggio alla ricerca del cantautore fantasma vince l’Oscar. L’America conosce, forse troppo tardi, questa storia e se ne innamora. Gli album di Rodriguez esplodono e le sue canzoni ricevono, finalmente, l’attenzione che si sono da sempre meritate.
Sixto Rodriguez rappresenta la meteora più sincera e autentica che la musica abbia mai conosciuto. Rappresenta una storia di sacrificio e dedizione, una storia di canzoni semplici, vere, reali, scritte per esigenza. Una storia di rinascita conclusasi con l’unico vero epilogo che meritava. ‘Sugar Man’ questa volta è andato via per davvero e a noi quel ragazzino con le mani sporche di grasso e i capelli arruffati dalle polveri di una vecchia fabbrica ha lasciato ‘soltanto’ due meravigliosi album e una storia incredibile da tramandare.