Stiamo vivendo l’epoca del cambiamento. Questa è l’unica verità sotto gli occhi di tutti, il resto è soltanto incertezza. La pandemia ha dato il via a una tempesta che ha cambiato tutti gli aspetti delle nostre vite.
Se parliamo di comunicazione l’imperativo non è cambiamento, l’imperativo è divieto.
Il mondo dell’informazione ha assunto le forme più spietate che potesse assumere, si è composto di divieti, di pensieri controllati, di conformismo.
Esprimere la propria opinione discordante rispetto al pensiero uniformato delle grandi piattaforme o dei grandi organi di stampa rappresenta una vera e propria eresia.
Corsi e ricorsi storici ci hanno insegnato cos’è la censura, la situazione che stiamo vivendo ce ne ha dato un esempio pratico.
Fin dove si spingerà questo declino comunicativo? Esprimere un’opinione, seppur diversa dalle altre, ritornerà prima o poi a essere un reato? Chi ha combattuto per tramandarci queste libertà fondamentali tremerebbe al solo ascolto di domande simili.
Nessuno possiede la verità e nessuno può pensare di controllarla. Ce l’hanno insegnato i greci, popolazioni antiche che molto probabilmente ancora oggi potrebbero insegnarci cosa vuol dire battersi per la verità, lottare per il proprio diritto d’espressione e non sottostare alle imposizioni di chi si erige detentore di un pensiero unico e indiscutibile.
Le tre verità
Le forme di imposizione a cui ci siamo assoggettati tentano di controllare tutte le verità a nostra disposizione e di manipolarle a seconda delle necessità. Proprio come ci spiega il prof. Meluzzi, medico psichiatra e psicoterapeuta, i greci declinavano il termine ‘verità’ in tre definizioni differenti che l’opinione pubblica dei nostri giorni dovrebbe tenere sempre a mente. Anche e soprattutto di fronte ai soprusi e ai tentativi di privazione.
La “doxa”
“La doxa è l’opinione che si fa mettendo insieme razionalmente dei pensieri, connettendo la causa con gli effetti delle parole ed è una dimensione che effettivamente potrebbe essere identificata con l’idea di una verità comune che si costituisce a partire da un consenso, cioè: se tutte le persone ritengono che una cosa sia vera, probabilmente quella cosa è vera. La doxa è quello che una volta si considerava il “vox populi, vox dei”. Ad oggi si raccoglie in qualche modo anche con i sondaggi, raccogliendo delle opinioni e decidendo che una cosa è vera o falsa sulla base di quante persone ritengono che sia vera o falsa” spiega Meluzzi.
La “episteme”
“L’episteme, da cui deriva la parola epistemologia, cioè la scienza delle cognizioni, significa che una cosa può essere vera o falsa anche e soprattutto sulla base di una logica che la sostiene. Quindi bisogna che ci siano dei principi di contraddizione e di non contraddizione che vengono rispettati, bisogna che si prenda atto dal fatto che alcune cose non si dovrebbero fare, come il fatto per esempio che se una medicina non funziona, insistere con quella medicina è una cosa che contrasta con la logica e quindi con l’epistemologia della verità“
La “aleteia”
“La verità non è soltanto quello che la gente concordamente pensa, non è soltanto quello che può essere espresso non contraddicendo una logica che sta alla base del funzionamento del pensiero. L’aleteia è quella verità che non può essere cancellata neanche dalla morte, è una verità assoluta, è una verità trascendente, è la verità della sacralità della vita umana, è la verità di Dio, è la verità del bene che dovrebbe prevalere sul male” ha concluso Alessandro Meluzzi