L’attacco di Israele alla Striscia di Gaza è iniziato e viene raccontato con sfumature e toni diversi dai quotidiani italiani. L’apertura di Repubblica parla del fronte del Libano, Il Corriere di tensioni fra Iran e Stati Uniti, La Stampa di assedio a Gaza e si teme per l’escalation. Il Fatto Quotidiano parla di tutto il nord di Gaza raso al suolo e degli USA che temono la guerra totale. Cerchiamo di fare un buon quadro della situazione. A me pare che in realtà gli Stati Uniti stiano abbastanza frenando sulla risposta di Israele agli attacchi di Hamas.
Gli Stati arabi strepitano, però poi nessuno minaccia o manda l’aviazione. Tutti buttano benzina e poi quando la fiamma arriva si spostano. Perché forse tutti sanno qual è il pericolo, cioè la guerra totale. E nessuno la vuole fare. Io sinceramente continuo a sperare che noi ci smettiamo di dividerci su tutto, anche su questo, però evidentemente questa cosa non funziona, per cui continuiamo a parlarne. Mi pare che Biden stia tirando il freno a mano.
Parlare in maniera critica, aperta, delle decisioni di Israele per un presidente degli Stai uniti non è cosa semplice, come riporta Giacomo Gabellini: “Parlare pubblicamente per un Presidente in carica degli Stati Uniti a un anno dalle elezioni, di dire apertis verbis che Israele commetterebbe un gravissimo errore qualora entrasse dentro la striscia di Gaza è qualcosa di assolutamente irrituale. Hamas gode del sostegno da parte dell’Iran. L’Iran è considerato il vero dominus della situazione, il vero manovratore di Hamas e anche naturalmente di Hezbollah. Per cui colpendo l’Iran si colpirebbe tutta la Mezzaluna sciita che paradossalmente sostiene i guerriglieri palestinesi che sono inquadrati in Hamas. Il Medio Oriente ha una capacità di influire sull’equilibrio mondiale gigantesca per effetto della mole impressionante di idrocarburi che contiene al proprio interno. Per cui aggredire l’Iran porterebbe a dei contraccolpi in termini di aumento del prezzo dell’energia assolutamente incontrollabili. Per un Paese come gli Stati Uniti, con un’inflazione che sta tornando a crescere nonostante la politica monetaria fortemente restrittiva portata avanti dalla Federal Reserve, è uno scenario veramente problematico“.
Il governo Netanyahu, che ha preso delle posizioni molto securitarie nel corso degli anni, addirittura l’altro giorno ha parlato di vendetta. Però se gli alleati di sempre tirano il freno a mano, e la comunità internazionale guarda la situazione in maniera sospetta…. Io vedo i conti dei morti, poi non si sa mai bene quali siano le fonti affidabili, ma si parla di 700 morti fra i bambini, compresi i bambini a Gaza. Giacomo Gabellini traccia un quadro molto della reazione delle grandi potenze, e nessuna vede con favore un massiccio intervento di Israele nella Striscia di Gaza. “Israele corre dei grossi rischi, io credo non si aspettasse che tutte le grandi potenze reagissero in questa maniera. Vediamo l’Iran alzare la voce e vediamo Hezbollah alzare la voce. Ma soprattutto si sono pronunciati sia la Cina che la Russia. La Cina ha detto che Israele è andato molto oltre il diritto all’autodifesa e ha ribadito nel suo comunicato ufficiale la necessità di dar vita concretamente a uno Stato palestinese, in base alle deliberazioni delle Nazioni Unite. La Russia ha più o meno dichiarato le stesse cose. Non è una questione di poco conto se si pensa che una parte assai considerevole degli Israeliani è di origine russa. Israele non ha mai aderito alle sanzioni nei confronti della Russia, né nel 2014 dopo l’incorporazione della Crimea, né nel 2022 dopo l’attacco all’Ucraina. Quindi Israele si trova simultaneamente sul banco degli imputati da tutte queste potenze”.