Lo scatto ▷ Prima bella, poi smarrita l’Italia di Wembley

Comincia con un secco dribbling di Donnarumma su Kane la campagna d’Inghiterra di Luciano Spalletti, nella serata che, sapevamo già prima del fischio di Turpin, indirizza il Gruppo C, con l’Ucraina che nel frattempo irrobustisce la propria classifica sotto la brezza tiepida di Malta. Il primo tempo degli Azzurri profuma di autostima, palleggio a tratti fluido e occasioni come ciliegie, che avrebbero potuto portare Cristante e compagni a chiudere il primo tempo in vantaggio. In mezzo, nei primi 45’, stanno il perentorio vantaggio italiano firmato da Scamacca al termine di un’azione fiorita sulla destra e frutto di riconoscibili congegni di pressing e di gioco e il pareggio inglese che Kane scrive dal dischetto.

Inghilterra muscolare e potenzialmente dirompente negli ultimi trenta metri, come i nomi testimoniano, ma dai disimpegni difensivi faticosamente elaborati; Italia proporzionata tra le linee con la consegna principale di prendere Bellingham il prima possibile. A ridosso dell’ora di gioco, potremmo adombrare il sospetto che alla personalità evidenziata dagli Azzurri faccia riscontro una certa ansia da prestazione di Berardi e compagni a ridosso della porta, che lo sfondo di Wembley pare faccia sembrare più piccola aI loro occhi.

Bellingham sontuoso nella preparazione e Rashford spietato nel battezzare d’interno destro l’angolino alla sinistra di Donnarumma: il 2 – 1 inglese nasce da una transizione dei padroni di casa in un momento di presidio territoriale italiano. Avvicendamenti in Serie per Spalletti dopo l’ora di gioco: Dimarco per Udogie, Bastoni per Acerbi, Kean per Scamacca. Turpin non estrae il secondo, sacrosanto giallo su Phillips per un piede a martello su Barella e l’episodio innervosisce l’Italia tutta, panchina compresa, mentre l’Inghilterra sembra crescere quanto a inserimenti offensivi.

A un quarto d’ora dalla fine si percepisce nitidamente la frustrazione italiana, non è un caso che in mezzo al papocchio Bastoni – Scalvini uno come Kane vada ad azzannare palla e spazio per poi filare indisturbato verso Donnarumma. Il 3 – 1 è una punizione fin troppo severa, che un’Italia che per un’ora aveva giocato alla pari con gli inglesi non merita; però le partite durano molto di più e a questi livelli la differenza la fanno le individualità, nell’ indirizzare gli episodi e nello sfruttare le occasioni, soprattutto se in precedenza l’avversario non ha sfruttato le proprie. Adesso è dura, inutile nascondersi, ma proprio per questo da qui in poi bisogna invocare l’Italia migliore, contro la Macedonia del Nord e poi contro l’Ucraina nel terreno neutro di Leverkusen. Si può fare, soprattutto se Spalletti sarà in grado di lavorare anche sull’’autostima del gruppo.