S&P ci dice che siamo “BBB”: cosa vuol dire e quali conseguenze ci saranno sul nostro portafoglio

Parliamo oggi del debito pubblico italiano.
Non ci sono delle novità riguardo alla valutazione di affidabilità del nostro debito da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s.
È stata confermata la valutazione “BBB” e le prospettive sono rimaste invariate. L’agenzia americana ha riconosciuto che i conti pubblici italiani sono relativamente sicuri e che il percorso tracciato per i prossimi 12 mesi dal Ministro dell’Economia, onorevole Giancarlo Giorgetti, potrebbe avere molti difetti. Ma non mette a rischio la sostenibilità del debito.
Pertanto hanno deciso di non enfatizzare troppo le potenziali vulnerabilità che potrebbero mettere in cattiva luce il nostro debito pubblico e la nostra politica economica a partire dal secondo semestre 2024.
Ci sono molti fattori che potrebbero causarci problemi oppure, al contrario, sostenere la crescita.

Per esempio, secondo loro, l’attuazione concreta del PNRR, gli effetti del PNRR sulla crescita, l’andamento dei tassi negli Stati Uniti, il volume del commercio internazionale, l’andamento dei prezzi delle materie prime, soprattutto del petrolio, soprattutto in relazione alla nuova crisi in Medio Oriente e al potenziale nuovo picco dell’inflazione. Questo percorso di avanzo primario crescente e di riduzione del debito PIL è stato già visto molte volte in passato e alcuni lo hanno considerato un libro dei sogni.
È un esercizio accademico, quasi pro forma, fatto dai tecnici del Ministero del Tesoro solo per i colleghi di Bruxelles, in cui nessuno più crede, nemmeno gli americani.

Ecco vorrei fare un breve commento ancora su questo aspetto, perché quando si dice “avanzo primario crescente” dobbiamo ricordare che in economia esiste una questione dei saldi settoriali per cui quando un saldo, per esempio, del settore pubblico è positivo e crescente vuol dire che va in negativo, per forza, il saldo del settore privato, il che vuol dire che per risanare il debito pubblico bisogna fare politiche restrittive. E quindi questi ragionamenti ci portano a dire che stiamo utilizzando una vecchia ricetta, che è quella che ha portato l’economia in depressione. E noi per tutelare, tramite le agenzie di rating, i finanziatori internazionali e sostenere il cosiddetto “debito pubblico”, che è fatto non per essere rimborsato ma per essere pagato a tasse di interesse crescenti, distruggeremo l’economia italiana, o meglio: distruggeranno l’economia italiana.

Questa è la mia posizione, perché applicheranno delle politiche economiche vecchie, superate e che hanno documentato negli ultimi 30 anni tutta la loro fallacia.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi