Guerra o pace? Siamo alle solite.
Ancora una volta l’umanità dimostra che non è l’avanzare numerico del tempo a determinare la nostra capacità di convivere.
La guerra in Ucraina ha sconvolto il mondo nel febbraio del 2022. Da lì il tifo per l’una o per l’altra parte ha agito da protagonista indiscusso. E ora lo stesso si verifica con Israele e Palestina. Soluzioni per la pace: non pervenute. Anzi, il brodo di bandiere continua a bollire. Oltre i “colori”, in ballo però ci sono vite umane in primis. Poi tutte le conseguenze: territori e così via.
Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell’indipendenza italiana ed ex sindaco di Roma, non è d’accordo con le politiche estere dell’Occidente e il loro approccio.
Con un appello, spera almeno di poter far ripensare qualche italiano: “Il governo italiano ha sbagliato ad astenersi sulla risoluzione dell’ONU. Doveva votare a favore anche al di là di quelle che potevano essere imperfezioni e omissioni del testo, perché noi dobbiamo fare di tutto come europei, come italiani per cercare di fermare l’escalation“. Qual è il pericolo e perché ci coinvolge?
L’allarme terrorismo di pochi giorni fa ne può essere un esempio: secondo Alemanno, una reazione israeliana continua di questo tipo non può che essere dannosa. Una reazione del mondo arabo potrebbe infatti essere della stessa intensità con cui Israele si sta scagliando su Gaza City. Ma (anche) in Europa.
“Sicuramente – spiega Alemanno – le autorità palestinesi hanno commesso nel corso della storia degli errori.
L’ipotesi dei due popoli, dei due stati, non è fallita solo per colpa di Israele, ma anche per evidenti errori da parte delle autorità palestinesi che spesso hanno fatto gli eccessi di estremismo. In questo momento l’autorità palestinese è delegittimata e soltanto Hamas e le realtà più estreme appaiono come degli interruttori credibili del mondo palestinese. Questo è un cortocircuito pericolosissimo perché ci porta a avere l’ascesa in campo di tutto il popolo palestinese e di tutto il mondo islamico“.
Ma ora la palla sta in mano ad Israele, spiega l’ex sindaco della Capitale. Una palla che però non va in nessun caso in direzione del cessate il fuoco. La soluzione ad uno stato unito? “Finirebbe per essere uno Stato di apartheid“.
Allora ciò che va assolutamente inseguita è la tregua: “Stesso discorso vale per l’Ucraina. Se noi non andiamo al cessate il fuoco non avremo null’altro che un’escalation pericolosissima, perché l’altro lato è capire che noi stiamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale.
Se il mondo islamico si infiamma è inevitabile che poi avrà dietro le spalle tutto il mondo dei BRICS, che hanno in qualche modo deciso di fargliela pagare agli Stati Uniti“.
L’ipotetica manna dal cielo è allora la stessa. Una soluzione che ai tempi delle guerre mondiali ha trovato fama: l’autodeterminazione dei popoli. “Fare dei referendum controllati da organizzazioni internazionali in maniera tale da capire cosa quelle popolazioni vogliono fare“.