Prima De André, poi Guccini. La strana parabola musicale di Matteo Salvini

"Se le mie canzoni piacciono a Matteo Salvini, non ho alcuna responsabilità. Con le dovute differenze, anche Dante è stato letto da cani e porci".

De gustibus non disputandum est, dicevano i latini. Ma, per quanto sia vero, in alcuni casi specifici si fatica a comprendere la connessione tra le inclinazioni e un modus operandi perpetrato negli anni.

E, se è vero che la musica è un’arte trasversale in grado di abbracciare persone di diverso ceto ed età, è altrettanto evidente che le canzoni sono un mezzo per gli artisti per manifestare il proprio punto di vista sui sentimenti o sulla società che li circonda. Messaggi che possono risultare anche non conciliabili con quello in cui crediamo, con le nostre ideologie, politiche e non.

Di questa schiera sembra far parte il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Sebbene il vicepremier leghista abbia sottolineato, in un’intervista a “La Stampa”, che ascolta molta musica italiana, da Vasco Rossi ad Andrea Bocelli, fino a Luigi Tenco, la sua predilezione per alcuni maestri del cantautorato italiano ha suscitato, inevitabilmente, reazioni.

Non meno di qualche mese fa, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Fabrizio De André, il leader del Carroccio ha scritto su Twitter per ricordare il grande artista genovese: “All’ombra dell’ultimo sole si era assopito un pescatore… Ciao Fabrizio, grazie poeta”. La frase riportata da Salvini è parte integrante del testo del brano di De André, “Il Pescatore“. Il suo significato è un messaggio di accoglienza, di tolleranza e di apertura, simbolo della poetica del grande cantautore degli ultimi. Tutti aspetti che non sembrano proprio fare il paio con le ideologie salviniane in termini di accoglienza.

E, neanche a dirlo, alcuni utenti sul web si sono ribellati e hanno imputato al ministro dell’Interno di non aver interpretato la poetica del principe libero. “E se alla spiaggia arrivasse un clandestino?” ha scritto un utente, mentre un’altra cita le parole successive de “Il pescatore”, commentando: “gli occhi dischiuse il vecchio al giorno/Non si guardò neppure intorno/Ma versò il vino spezzò il pane/Per chi diceva ho sete ho fame. Sicuro di averla capita?“.

Ma De André non è l’unico esponente della canzone d’autore ad essere apprezzato da Salvini. Tra questi sembra esserci, stando a quanto dichiarato dal ministro dell’interno a “Matrix”, Francesco Guccini, uno dei maestri del cantautorato impegnato, colui che ha scritto capolavori della musica come “Auschwitz”, “L’osteria delle dame”, e “Dio è morto”. E anche qui, casca l’asino. “Quando ero giovane e suonavo, cantavo spesso la Locomotiva di Guccini e i Nomadi” ha spiegato Salvini, una passione giovanile che non è passata sotto traccia.

A commentare le affermazioni di Salvini riguardo alla predilezione per le sue canzoni è stato, infatti, lo stesso Guccini, durante la conferenza stampa al Conservatorio A. Scarlatti di Palermo. “Se le mie canzoni piacciono a Matteo Salvini, non ho alcuna responsabilità. Con le dovute differenze, anche Dante è stato letto da cani e porciha detto il cantautore.

La musica è sì, ribadiamolo, un’arte trasversale, ma è costituita anche da significati che vanno al di là delle note. Un dato di fatto che deve essere portato in auge, ogni volta che si ascolta un brano, sia esso oggetto di una passione musicale giovanile o di un gusto artistico permanente.