Dittatura e censura: due elementi che vanno di pari passo. A volte l’uno è la causa, l’altro la conseguenza, a volte è il contrario.
E chissà se davvero in una società che si fa chiamare democratica come la nostra tornerà mai questa combo.
La censura, intanto, pare mostrare le prime sfaccettature: come dice Elon Musk nell’intervista da Joe Rogan, “è tutto dimostrato”.
In particolare sono i Twitter Files a prendersi lo scettro della rappresentazione forse più alta della censura di oggi.
Documenti che dopo l’ingresso di Musk nel nuovo Twitter hanno trovato voce non solo nello stesso Ceo, ma anche in quelli che poi diventeranno Speaker della Camera statunitense.
Quasi a conferma dell’esistenza di un pesante ruolo della censura, Mike Johnson nel marzo scorso, quando non era stato ancora eletto, portava i Twitter Files in un’audizione. E la denuncia fu pesante: “Il governo non può decidere quali discorsi siano veri o accettabili“.
“L’FBI ha esercitato pressioni nelle elezioni” – spiegava in aula. Chi stabiliva nel vecchio Twitter cosa fosse disinformazione o meno? “I burocrati del governo“. Lo scenario è quello di un mondo in cui i social, che promettevano di servire il popolo, di fare ciò che voleva l’individuo ma anche il collettivo, non sono più sotto il controllo della democrazia del popolo.
“Purtroppo la situazione è drammatica – commenta Enrico Michetti, fondatore della Gazzetta Amministrativa – perché ci troviamo in una fase in cui gli interessi speculativi hanno totalmente disarticolato il sistema delle garanzie“.
“Nel momento in cui si creano delle lesioni gravi, ossia attraverso dei conflitti di interesse, attraverso la manipolazione dei testi, attraverso l’esclusione della libertà di espressione che non è in linea con gli interessi speculativi che si vogliono portare avanti, noi pratichiamo, attraverso degli artifici una presentazione della realtà totalmente difforme da quella che è. E possiamo fare in modo che attraverso questa distorsione si assumano provvedimenti che siano assolutamente distruttivi della società. Ma al contempo rechino grandi profitti a quei pochi che tengono in piedi questo sistema distorsivo“.
Come evitarlo? “Il popolo deve fare delle verifiche costanti circa l’adeguatezza delle persone a cui si affida“.
E se la vicenda di Twitter non ci coinvolge direttamente, il parallelismo si può fare: qui c’entra il discusso sistema del presidenzialismo.
“Il popolo non ha nessun controllo diretto, oggi per quattordici anni, sulla persona che ricopre l’incarico più importante del paese“.