Vi è una novità davvero non trascurabile, e anzi massimamente commentabile, che coinvolge in questi giorni la neochiesa, liberal progressista, liquida e smart di Bergoglio. Ebbene, viene ora ammessa la possibilità del battesimo per i figli di coppie gay e inoltre si ammette la possibilità che le persone transessuali siano madrine di battesimo e testimoni di nozze.
Una persona transessuale, leggiamo nei documenti, si può ammettere al compito di padrino o madrina di battesimo.
Può essere testimone di matrimonio e può ricevere il battesimo.
Si tratta con tutta evidenza di novità importantissime indubbiamente che segnano, va detto, un ulteriore adeguamento della chiesa alle ragioni del mundus. E più precisamente del nuovo ordine liberal progressista di matrice occidentale.
Che i figli delle coppie gay possano essere battezzati pare una cosa del tutto ovvia e scontata da che ogni bambino dovrebbe poter essere battezzato in ogni caso del tutto a prescindere dalle opinioni e dai gusti sessuali dei genitori.
Più problematica tuttavia sembra invece la possibilità che i transessuali divengano madrine o padrini di battesimo.
Pare l’equivalente, se mi consentite l’analogia, della eventuale ammissione all’eucarestia dei divorziati.
Cosa che peraltro con la laudato sì Bergoglio aveva in qualche modo lasciato anche intendere e anche con la moris letizia.
Che i divorziati, gli omosessuali e i transessuali debbano avere gli stessi diritti nell’ambito della società civile è cosa sacrosanta e a mio giudizio anche indiscutibile. Più problematico mi pare però che questo avvenga anche nella vita della Chiesa, che per introdurre questo principio deve modificare se stessa. Deve aprirsi al mondo e dunque ancora una volta deve svuotarsi nel mondo fino a perdersi in esso.
Il principio in fondo resta sempre il medesimo che abbiamo più volte evidenziato con piglio critico: per rincorrere il mondo e le sue mode, la neochiesa si perde nel mondo e nel mondo perde completamente la propria identità, fino a farsi indistinguibile dal mondo stesso.
Fino cioè a diventare del tutto superfluo, mero raddoppiamento dell’ordine mondano.
Fino cioè a rendersi semplicemente gran cassa dell’ordine immanente delle cose.
Nel mio libro “La fine del Cristianesimo” l’ho chiamato senza perifrasi “Il suicidio della Chiesa” secondo un processo che a ben vedere principia con il Concilio Vaticano II viene ostacolato coraggiosamente da Joseph Ratzinger e ora, dulcis in fundo, viene portato a compimento dalla teologia del nulla e dalla religione nichilistica di Bergoglio. In sostanza questo deve essere chiaro: a furia di adeguarsi al mondo, di modernizzarsi, di inseguire le mode, di voler piacere all’ordine mondano che non vuole più il cristianesimo, la Chiesa finisce per togliersi di mezzo da sola, per sancire essa stessa la propria irrilevanza. Se la Chiesa diventa infatti semplice raddoppiamento dell’ordine mondano, perdendo ogni apertura alla trascendenza, ogni discorso sull’anima e sul sacro, che senso ha che ancora esista? Non diventa forse, per sua stessa definizione, secondaria, superflua, non necessaria? E’ esattamente quello che sta avvenendo.
Il teologo von Balthasar parlava di smania per il mondo.
Questo è il principio, il virus fondamentale che si insedia nella Chiesa fin dai tempi del Concilio Vaticano II e che ora sembra portare all’esito estremo del suicidio della Chiesa di Roma.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro