Hanno infine staccato la spina a Indy Gregory. Hanno posto fine alla sua esistenza per una gelida decisione burocratica presa dal governo britannico. Indy Gregory era una bimba di pochi anni di vita, sostanzialmente condannata a vivere attaccata alle macchine a causa di una malformazione congenita che le impediva di svolgere una vita regolare.
I genitori si erano opposti all’idea proposta dal governo di staccare la spina, dacché volevano in ogni caso, comprensibilmente, essere vicini all’amata figlia fino alla fine. Ma non c’è stato verso. Benché il governo italiano abbia provato a portare in Italia Indy Gregory per garantirle la possibilità di sopravvivere, alla fine il governo britannico ha scelto di tenere la bimba in Inghilterra e infine di staccarle la spina.
Nulla di più razionale di questo gesto osceno per la logica capitalistica. Logica capitalistica per la quale, come sappiamo, vale la pena di essere vissuta solo quella vita che sia produttiva e performativa, utile e pienamente funzionale allo scambio e al consumo di merci. Ogni vita che non rientri in questi parametri viene ipso facto considerata come una vita di scarto.
Una vita di scarto a cui staccare la spina per evitare ogni costo sociale. La verità, non detta perché non dicibile, è che la sola cosa a cui valga davvero la pena staccare la spina è il progresso capitalistico. Quel progresso che sempre più appare come intimamente regressivo e che di fatto finisce per giustificare l’ingiustificabile.
Non è certo un mistero: in Occidente oggi si respira a ogni latitudine una putrida aria di morte. Ovunque sembra che l’Occidente volti le spalle alle ragioni della vita, preferendo la morte, preferendo ciò che promuove non la vita ma il suo contrario. Sotto questo riguardo non siamo genericamente in una fase di tramonto dell’Occidente, come la definiva e la descriveva Oswald Spengler nel suo capolavoro.
L’Occidente è già pienamente tramontato, incapace com’è di amare la vita, condannato com’è a preferire sempre e comunque la morte. L’aziendalizzazione integrale del mondo, la neoliberalizzazione integrale del mondo della vita, si sono ormai imposti a ogni latitudine. Di fatto la vita è stata totalmente occupata dalle ragioni del capitale ed è divenuta una sua variabile diretta.
La vita stessa viene valorizzata secondo le logiche del valore, cosicché non sarà difficile immaginare in un futuro non remoto come ogni vita non immediatamente spendibile in senso capitalistico dovrà essere negata aprioricamente, magari anche impedendole di venire al mondo, giacché sarà giudicata come non produttiva, non utile.
Ma chi può decidere quale vita sia utile? Su quali basi può un governo scavalcare la volontà dei genitori e decidere per la vita di un bambino? Sono domande che suonano inconfondibilmente nel nostro presente, domande a cui il nostro presente non vuole dare risposta e che anzi evita accuratamente anche solo di considerare. Perché l’Occidente oggi, oltre a non amare la vita, si sa, non ama neppure la riflessione, il pensiero, la capacità della critica.
Preferisce soltanto l’utilità e il funzionamento: tutto deve funzionare senza impacci e senza riflessioni critiche, e il fatto che tutto debba funzionare è ciò che ci segnala chiaramente come nell’Occidente tutto non stia funzionando.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro