I pronto soccorso italiani sono al collasso e versano in condizioni di degrado assoluto. Quante volte abbiamo sentito frasi come questa, ma nessuno di noi ci ha mai realmente fatto caso fin quando non si è imbattuto nelle interminabili ore di attesa dei centri di primo intervento e soccorso sparsi per la penisola. La situazione, ora più che mai, è fuori controllo. Le grandi metropoli italiane pullulano di emergenze e quella dei pronto soccorso è una delle più tangibili. I racconti e le testimonianze diffuse sono innumerevoli. Da anziani ricoverati in barelle di fortuna tra i corridoi a pazienti sofferenti costretti a sostare per ore in attesa di una diagnosi o di un intervento. I media, dalla tv fino alla stampa tradizionale, passando per il web e la radio, hanno più volte denunciato le situazioni critiche della medicina d’emergenza dei grandi agglomerati urbani senza ottenere mai alcun risultato considerevole, senza mai essere stati ascoltati realmente.
Stefano Molinari e Vittorio Agnoletto (Medicina Democratica), in diretta a ‘Lavori in corso’, hanno commentato uno studio sul Jama International Medicine secondo il quale “aumenta del 40% la probabilità di morire entro un mese per gli over 75 che passano una notte negli avamposti dell’emergenza ospedaliera aspettando un posto letto in un reparto di degenza. E se gli over 75 che stazionano una notte negli avamposti dell’emergenza ospedaliera non sono autosufficienti, il pericolo di morte, nell’arco dei trenta giorni, raddoppia, toccando l’80 per cento”
“Lo studio va analizzato con accuratezza, ma quello che possiamo dire con certezza è che passare una notte da convalescenti in pronto soccorso è pericoloso, soprattutto per gli anziani. Inoltre stiamo parlando di uno studio condotto in Francia, ma come ben sappiamo, se fosse stato condotto in Italia sarebbe emerso sicuramente che molte volte le notti di convalescenza in pronto soccorso sono due, tre, anche quattro. Per non parlare della promiscuità dal punto di vista clinico che si crea in questi ambienti, le probabilità di contrarre patologie nosocomiali sono altissime, quindi il rischio aumenta notevolmente” ha commentato Agnoletto.