Hanno fatto discutere le parole di Giuseppe Remuzzi. “I bambini non sono proprietà dei genitori“. Queste le parole dell’istituto Mario Negri che hanno acceso i riflettori su chi le ha pronunciate. Remuzzi si è espresso nei termini già citati in merito alla vicenda Indi Gregory, la bambina inglese affetta da una malattia mitocondriale ritenuta incurabile dai tribunali inglesi e dai sanitari che la assistevano. L’alta corte inglese ha stabilito che il sostegno vitale della neonata andava interrotto, sotto consiglio dei medici che avevano ritenuto la situazione della piccola Indi irreversibile. Vani tutti i tentativi del Governo italiano e dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di portarla in Italia e provare a curarla fino alla fine.
Questa drammatica situazione si è trasformata in un dibattito globale, evidenziando come discutere di temi come l’eutanasia non sia più un evento raro nell’epoca moderna. In un contesto in cui la fiducia nella scienza è spesso messa in discussione, sorgono interrogativi cruciali: fino a che punto possiamo realmente affidarci ciecamente alla scienza o allo stato e basare decisioni vitali sulle sue sentenze?
La giornalista Martina Pastorelli, interrogata come donna e madre sull’aspetto umano della vicenda da Fabio Duranti, ha commentato ai microfoni di ‘Fabio Duranti ‘Un Giorno Speciale’ la questione: “Ci avevano già dato un assaggio con la campagna vaccinale. In quel caso si trattava di persuasione, nel caso di Indi Gregory si tratta di forza applicata, per cui è stato imposto alla famiglia di non poterla portare in Italia, dove sarebbe stata curata, non guarita forse, ma curata. E bisognerebbe fare una distinzione anche tra inguaribile e incurabile. In questo caso invece è stato proprio un obbligo e questo dovrebbe far riflettere tutti quelli che parlano di autodeterminazione, di libertà eccetera eccetera. Perché nel momento in cui uno Stato fatto tiranno che si presenta con il volto di Stato democratico, può decidere chi ha il diritto di vivere o meno, siamo tutti, io credo che questo dovrebbe passare, le persone devono capire questo, che siamo tutti più a rischio, certo i poveri e gli anziani, i più deboli, ma poi tutti quanti, perché il leviatano decide di volta in volta sulla base di criteri sempre più nuovi, sempre più capricciosi, sempre più, se volete, anche motivati dal guadagno, chi ha il diritto di vivere. Questo principio qua, se passa, è pericolosissimo per tutti quanti, anche per chi oggi sta bene, per chi pensa di poter scegliere“.