I partiti cominciano a scaldare i motori in vista delle future elezioni europee che si svolgeranno a giugno del 2024.
Abbiamo già visto personaggi come Salvini prepararsi per tornare ad indossare in maniera puramente opportunistica i panni del sovranista, ossia di colui che si batte per la tutela degli interessi nazionali, che mette “prima gli italiani”, che si oppone a qualsiasi diktat esterno.
Ossia quello che l’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia chiedeva ai suoi leader quando li ha mandati al governo.
Promesse che invece sono state puntualmente disattese, questa volta permettetemi di dire, in maniera più eclatante e palese del solito. Infatti i leader di governo sono diventati l’ombra di loro stessi.
Il governo di cui fanno parte infatti si è piegato ad ogni diktat dell’Unione Europea.
Pare addirittura che adesso firmeranno anche il MES.
Sui dossier internazionali poi hanno fatto da scendiletto agli interessi statunitensi, come nel dossier sulle sanzioni alla Russia.
Stiamo raggiungendo un nuovo record di svendita di aziende italiane, altro che tutela del Made in Italy.
Stiamo addirittura permettendo ad un fondo statunitense guidato da un ex direttore della CIA di acquisire la TIM con tutto quello che ne consegue per la sicurezza e per la sovranità nazionale. Eppure, lo dico con rammarico, senza una alternativa, gli elettori sovranisti veri rimarranno nuovamente a casa, non andranno a votare. E quelli invece che si lasceranno ingannare torneranno a pensare che Salvini e Meloni possano tutelare l’interesse nazionale, nonostante le evidenze.
Allora quello che serve è un’alternativa, un’alternativa che parta dal mondo cosiddetto del dissenso, dove pare che finalmente qualcosa di concreto si stia muovendo. Addirittura pare sia partita una sorta di cordata che va dalla destra di Gianni Alemanno con il suo partito Indipendenza, alla sinistra di Marco Rizzo e Francesco Toscano, passando per tanti movimenti del centro.
Pare che Democrazia sovrana e popolare si stia rendendo garante di questa unione che i media mainstream hanno provato a dipingere come “anomala”, mentre è in realtà l’unica possibilità che abbiamo di incidere, ossia mettere insieme tutti coloro, da destra a sinistra, che da sempre lottano contro l’Unione Europea, contro i diktat degli Stati Uniti. Assente ingiustificato, a mio avviso, in queste trattative, è proprio Italexit di Paragone, con il quale io stesso sono stato candidato l’anno scorso, che non permette però a quelli come me di mantenere gli impegni presi con gli elettori, perché pare che addirittura non intenda partecipare alle elezioni europee, cosa che sarebbe davvero il colmo per un partito nato sulla scia del Brexit Party, ossia di quel partito che dall’interno delle istituzioni europee ha portato poi l’Inghilterra fuori dall’UE.
La campagna elettorale di giugno prossimo sarebbe il campo di battaglia più congeniale per presidiare i temi identitari di Italexit.
Invece Paragone pare non voglia fare un passo indietro per lasciare il partito nelle mani di chi ha più voglia di lui di continuare, ma pare non stia neanche dialogando con i principali attori del mondo del dissenso per arrivare ad un contenitore unitario. L’unico che possa dare una alternativa a chi vuole lottare per la sovranità e l’indipendenza del nostro paese.
È un atteggiamento che io onestamente non mi spiego.
Spero che ci farà qualche sorpresa comunicandoci che siamo tutti insieme dalla stessa parte della trincea e che tutti insieme ci presenteremo a queste elezioni europee. Quando parlo di “tutti insieme” ovviamente non parlo di tutti tutti.
Non voglio dire cose che non possono essere mantenute, ma sicuramente i principali attori devono comunicare tra di loro, devono unirsi e bisogna creare un fronte unitario.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo