MES e politica italiana non hanno mai avuto grossa armonia tra di loro.
Dalla fondazione del “salva-Stati” a oggi, l’Italia non ha ancora ratificato la modifica del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Tuttavia lo ha preso bene in considerazione, motivo per cui ci troviamo ancora oggi a parlarne. Sì, perché prima o poi si dovrà votare.
E allora il gioco delle opposizioni contro il Governo Meloni è quello di chiedere di velocizzare il processo decisionale, mentre la Premier prende tempo. Ma più ci si avvicina allo scadere, più si alza la tensione alla Camera. Proprio di recente infatti la leader di Fratelli d’Italia ha attaccato Conte e Draghi, precisando poi su quest’ultimo di voler attaccare il Pd.
“Mi sono chiesta: – sottolinea alla Camera la Premier – quando l’Italia ha detto sì alla modifica di questo trattato?
Perché io ricordo l’ultimo mandato parlamentare che sulla materia del MES c’è stato, prima di quello ricevuto da questo Governo con questo Parlamento. Nella scorsa legislatura ci fu un unico mandato parlamentare. E quel mandato parlamentare era del 2019 e impegnava l’allora Governo Conte a non ratificare la modifica del trattato, a non dare l’assenso alla modifica del trattato“.
La storia però è nota, e la Meloni la ricorda: “Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare e lo ha fatto, udite udite, un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solamente per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore mandato firmato dall’allora ministro degli esteri del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, senza un mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani. E con il favore delle tenebre“.
Tornando allora a quei tempi di scandalo, abbiamo ripescato un intervento del Senatore della Lega, Claudio Borghi.
Principale oppositore del MES in questi anni, l’11 dicembre 2019 intervenne alla Camera. L’attacco a Conte, al tempo Premier, è un attacco frontale, senza filtri, tutto da vedere e ascoltare.
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