“Commercianti vanno multati” ▷ La sfuriata in diretta del Prof. Michetti: “Lavoreresti per 150 euro?”

La pressione fiscale in Italia è da lungo tempo uno dei temi più discussi e controversi nel dibattito politico ed economico. L’elevato livello di tassazione è spesso citato come uno dei principali ostacoli alla crescita economica del paese e come un fattore che scoraggia gli investimenti e l’innovazione.

Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’Italia è uno dei paesi con la pressione fiscale più alta al mondo. Nel 2019, la percentuale di tasse sul PIL ammontava al 43,3%, superando di gran lunga la media dell’OCSE, che si attestava al 34,3%.

Ciò significa che quasi la metà del reddito generato in Italia viene destinato al pagamento delle tasse. Questa situazione ha un impatto significativo sul bilancio delle famiglie e delle imprese, riducendo la disponibilità di risorse per la spesa e gli investimenti.

Le ragioni dietro questa elevata pressione fiscale sono molteplici. Innanzitutto, il sistema fiscale italiano è estremamente complesso e caratterizzato da una miriade di imposte e tasse, il che rende difficile per i contribuenti comprendere e adempiere alle proprie obbligazioni fiscali.

La pressione fiscale elevata ha anche un impatto sulle imprese, in particolare sulle piccole e medie imprese (PMI). Le PMI rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana, ma spesso si trovano a dover far fronte a una burocrazia e a un carico fiscale eccessivi, che possono ostacolare la loro crescita e competitività.

È importante sottolineare che, sebbene la pressione fiscale sia un problema rilevante, è anche fondamentale garantire una corretta allocazione delle risorse pubbliche e una gestione efficiente dei servizi pubblici.
In questa risposta a un ascoltatore l’esperto di diritto amministrativo Enrico Michetti fotografa il cuore del problema: l’evasione va combattuta, ma al contempo garantire stipendi dignitosi è una sfida parallela, non un problema minore.