Che il 2024 possa essere foriero di gioia e di felicità.
Hanno fatto discutere, hanno destato altresì un certo stupore le parole recentissime del cardinale liberal progressista Zuppi, il quale Zuppi ha sostenuto candidamente che, sono parole sue: “Il Vangelo non è un distillato di verità”. SIC.
Che la parola verità non fosse molto nelle corde, come usa dire, della neochiesa liquida, progressista, smart e fluida di Bergoglio era noto già da parecchio tempo. Ma che essa potesse giungere addirittura al punto di negare la verità dei Vangeli è una novità davvero degna di nota e della massima attenzione.
Se, come asserisce Zuppi, il Vangelo non è un distillato di verità, sono parole sue, sembra seguirne, sì logisticamente, che esso deve essere letto come una delle tante storie o dei tanti racconti in circolazione, magari alla stregua di Biancaneve o di Alice nel Paese delle Meraviglie. Se per molto tempo la filosofia di riferimento della Chiesa di Roma è stata quella di Tommaso d’Aquino, con il suo mirabile tentativo di conciliare Aristotele e Cristo, ebbene con la neochiesa liquida e smart di Bergoglio, la filosofia di riferimento sembra diventare direttamente quella di Protagora, ad avviso del quale, come è noto, il singolo uomo è misura di tutte le cose.
O forse anche la filosofia di Nietzsche, il filosofo del martello che distruggeva i valori fondativi dell’Occidente. Ad avviso di Nietzsche, come si ricorderà “Dio è morto” e non esistono fatti, ma soltanto interpretazioni. Il trionfo, dunque, del relativismo nichilistico, innalzato a sommo valore dal postmodernismo.
Ratzinger, peraltro, ci aveva a suo tempo messi magistralmente in guardia dai pericoli della dittatura del relativismo, come egli la chiamava. La dittatura del relativismo, per la quale non esiste se non l’individuo con le sue voglie, È la patologia, diceva Ratzinger, propria della civiltà della tecnica. Ebbene, la dittatura del relativismo con il suo ateismo liquido dell’indifferenza sembra aver ormai saturato e colonizzato perfino San Pietro.
Non ci stupiremo anzi se un giorno Bergoglio si affacciasse dal balcone di San Pietro e salutasse i fedeli con le parole di Nietzsche, Dio è morto. sarebbe la degna fine del cristianesimo sotto il segno della neochiesa liquida e smart di Bergoglio. Ma torniamo per un istante al cardinale Zuppi.
Egli incarna perfettamente, oserei dire, le tendenze arcobaleniche, liberal progressiste e liquide di una neochiesa che sembra ormai consegnata integralmente al messaggio a senso unico della globalizzazione neoliberale. della quale, peraltro, è divenuta gran cassa e ha metabolizzato perfino il dogma relativistico, la dittatura del relativismo di cui si diceva. Dogma relativistico in forza del quale tutto deve essere relativo alla forma merce, non debbono più esserci una trascendenza, un dio, valori di riferimento, tutto deve essere utilizzabile e tutto deve essere funzionale, come ricordavo, alla forma merce.
Se con Ratzinger la Chiesa aveva provato eroicamente a resistere a tutto questo, con la neochiesa liquida e smart di Bergoglio e di Zuppi abbiamo una totale ridefinizione della Chiesa come semplice avamposto della civiltà dei consumi con liberalizzazione integrale della vita e di tutte le sue funzioni fondamentali.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro