L’anno da poco principiato si apre anche con il via libera da parte dell’Italia alla polvere di grillo o farina di grillo, che dir si voglia, come nuovo alimento per le tavole degli italiani. La si troverà, ad esempio, negli snack. In tal guisa, il bel paese si è adeguato alle normative europee, che peraltro già da tempo si muovono in questa direzione, peraltro celebrando il mangiare insetti e larve come l’ottava maraviglia del mondo.
Chissà poi se coloro i quali predicano il mangiare larve come magnifica novità della globalizzazione mangeranno mai si fatti alimenti. Non ce li vediamo proprio mentre mangiano questi alimenti nei loro succulenti banchetti privati raggiunti con jet essi stessi privati. Preferiamo immaginare questi banchetti, come sempre, agghindati con aragoste, tartufi e altre delizie proibite ai più.
In ogni caso, non deve sfuggire come da sempre nell’Europa il mangiare insetti sia considerato non solo anomalo ed eteroclito, ma anzi disgustoso. E ciò in ragione del fatto che gli insetti vengono immediatamente abbinati a qualcosa di disgustoso e di fastidioso. Se, come notava l’antropologo Levi-Strauss, ciò che è buono da mangiare deve essere anzitutto buono da pensare, cioè buono per il pensiero, buono per essere immaginato e codificato simbolicamente, ebbene non v’è dubbio, nulla è meno buono da mangiare rispetto agli insetti.
Per capire perché l’ordine della globalizzazione neoliberale spinga con tanta insistenza in questa direzione, credo si debbano mobilitare due argomenti reciprocamente innervati. In primo luogo, l’argomento identitario. L’imposizione degli insetti e delle larve a tavola mi pare sia funzionale alla decostruzione delle identità alimentari, uno cioè dei capisaldi del nichilismo globalista.
La globalizzazione turbo-capitalistica in effetti produce disidentificazione, annulla le identità a ciò che possa meglio imporsi il nulla della forma merce. Il secondo argomento è quello di ordine socio-economico. Ebbene, le masse sempre più povere per via della globalizzazione capitalistica, i nuovi miserables per dirla con Victor Hugo, in futuro saranno di fatto condannate a nutrirsi di larve ed insetti, celebrate peraltro con particolarmente fastidiosa ipocrisia come deliziose dall’ordine discorsivo dominante.
Si tratta peraltro del classico teorema fallace della libertà liberale, quella che dice in astratto la libertà nascondendo in tal guisa l’asservimento concreto. Come dire, le donne non saranno costrette ad affittare il loro utero, ma saranno condannate a farlo dalla loro condizione economica. e analogamente le nuove plebi prodotte dalla globalizzazione asimmetrica non saranno costrette a mangiare insetti, ma saranno concretamente condannate a farlo per via delle loro condizioni economiche sempre più precarie.
Ecco le bellezze della globalizzazione neoliberale, ecco lo splendore della libertà neoliberale, ecco l’imbarbarimento che si registra ovunque, anche nel modo di mangiare. D’altro canto, il grado di civiltà di un popolo si lascia misurare anche, e non secondariamente, dai pasti che consuma. E possiamo così dire che lo splendore della civiltà europea e italiana, che si esibiva anche a tavola, pare declinante anche sotto questo profilo
Radioattività-Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro