Su “La Repubblica”, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, compare un articolo allarmato. Un articolo nel quale si parla testualmente di fuga dai telegiornali. In sostanza gli ascolti dei principali telegiornali hanno registrato un crollo verticale. In particolare ciò riguarda il TG1 e il TG2, spiega con solerzia il rotocalco nichilista e liberal. Rotocalco per il quale, ovviamente, si tratta di una notizia oltremodo preoccupante. Dacché i telegiornali sono, lo sappiamo, gli zelanti custodi e organizzatori instancabili dell’ordine simbolico dominante, gli organizzatori del consenso per la civiltà classista dei consumi e dei mercati. Detto altrimenti, e in termini gramsciani, i telegiornali forniscono le superstrutture di giustificazione, glorificazione e santificazione dell’ordine dominante della civiltà frammentata. Possiamo ben dire che si va allargando dunque la cerchia di quelli che Prezzolini definiva, con felice formula, gli àpoti. Chi sono gli àpoti? Sono testualmente quelli che non se le bevono, quelli che sono astemi di propaganda e di ideologia.
Forse dunque gli italiani sono più intelligenti alla fine di come vengono usualmente dipinti e iniziano a prendere sia pure lentamente coscienza del fatto che i telegiornali, lungi dall’informare, plasmano il consenso e propagano ideologie buone solo a giustificare l’ordine iniquo dominante. Detto altrimenti, i telegiornali trasmettono ciò che il potere vuole si trasmetta e non trasmettono ciò che il potere non vuole si trasmetta. E però sembra che l’indirizzo generale stia radicalmente mutando, dato che il crollo degli ascolti sembra essere l’indice inconfutabile di un mutamento di prospettiva.
Come se, di colpo, la fiducia nei telegiornali cominciasse a scemare. Come se gli italiani avessero già da tempo preso a non fidarsi più di quelli che, con formula oltremodo orwelliana, hanno già da tempo preso a definirsi i professionisti dell’informazione. Una formula degna del peggior regime totalitario e che tuttavia viene utilizzata oggi dall’unico regime totalitario esistente in occidente, quello del neoliberismo progressista, il totalitarismo glamour della civiltà dei consumi, che non sopprime la libertà ma la mette a profitto, facendo perfino della libertà stessa un fattore di business. Ecco allora che questa notizia, che i principali quotidiani commentano con preoccupazione, deve essere viceversa accolta con giubilo. Forse qualcosa si sta muovendo, forse gli italiani iniziano a risvegliarsi dall’incubo della civiltà dello spettacolo. Il capitale assoluto e totalitario domina nella civiltà dello spettacolo sotto forma di immagine, di spettacolo appunto. Uno spettacolo che, di fatto, diceva Debord, domina in maniera assoluta, imprigionando le coscienze e facendo sì che i sudditi accettino con ebete euforia e con stolto entusiasmo le proprie catene. Quelle catene che, se solo avessero piena coscienza dei reali rapporti di forza, dovrebbero, con zelo, abbattere in nome della liberazione. E dunque possiamo in conclusione dire, al cospetto della notizia commentata, ciò che disse a suo tempo, in altro contesto, il poeta Orazio: Nunc est bibendum.
Radioattività con Diego Fusaro – Lampi del pensiero quotidiano