“Dobbiamo spiegare perché tutto è come dovrebbe essere“, ma il filosofo Hegel non intendeva con ciò sopprimere la critica sociale teorizzando un mondo perfetto.
Un’epoca simile al tramonto dell’Ottocento inglese, in cui si credeva di essere arrivati al massimo grado di conoscenza dell’uomo e di vivere nel migliore dei mondi possibili, potrebbe essere tempo presente. Ma, citando Paolo Villaggio, le autostrade e il progresso tecnologico hanno soddisfatto l’aspirazione delle aspirazioni? E cioè, per farla breve, siamo diventati felici?
Viviamo in un benessere generale che non può essere migliorato?
Se parliamo di benessere materiale, alcuni economisti del Novecento teorizzano l’infallibilità del libero mercato: la compravendita di beni senza limiti presuppone che entrambe le parti in gioco ottengano un vantaggio, e che dunque raggiungano un nuovo grado di benessere più alto del precedente.
Ma i critici di questa teoria non mancano di argomenti.
Insegnava fisica quando il Prof. Emilio Del Giudice tenne questo discorso, eppure la sua spiegazione zampilla di Umanesimo:
“La società si è costruita con sue leggi, che non sono la conseguenza delle leggi della biologia ma quelle dell’economia che di principio sono diverse. La legge della biologia richiede il principio della cooperazione, quella dell’economia la competizione. In questo senso, l’economia è un fatto patologico”. Poi continua: “Ci insegnano che il principio di saggezza per l’economia è la competizione, e questa è un fatto contrario a risonanza. Come faccio a risuonare con uno se devo stare attento che non me lo infili in quel posto? È evidente che non posso. Finché esiste un regime fondato sulla competizione tra gli esseri umani il problema della salute e della felicità non può essere risolto!”.
Il commento a ‘Un Giorno Speciale’ del 16 gennaio di Diego Fusaro da Fabio Duranti.
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