Ebbene sì, anche la giornalista Milena Gabanelli su Twitter, o cinguettatore che dir si voglia, si è recentemente avventurata a difendere apertamente la nuova norma, quella che è entrata in vigore nei giorni scorsi a Bologna e che prevede il limite orario in città di 30 km. Proprio vero, come usa dire, non esiste tesi tanto folle e surreale da non trovare sempre, puntualmente, qualche operatore intellettuale pronto a supportarla. In questo caso è Milena Gabanelli che si fa paladina della difesa dei 30 km orari nel centro di Bologna.
Una misura che sta facendo molto discutere con posizioni opposte, una misura insomma che sta polarizzando, come usa dire, il dibattito. Ad ogni modo, gli argomenti mobilitati dalla giornalista su Twitter sono sostanzialmente due. In primo luogo, anche in altre città europee come Londra, spiega la Gabanelli, vige già il limite dei 30 km orari.
In secondo luogo, spiega ancora la Gabanelli, si potrebbero in tal guisa risparmiare molte vite di pedoni, introducendo, come hanno fatto a Bologna, quel limite. Ebbene, secondo la Gabanelli, dunque non soltanto il limite dei 30 km orari introdotto a Bologna è giusto, ma bisognerebbe altresì estenderlo alle altre città italiane. Per quel che concerne il primo argomento, quello secondo cui anche a Londra è già in uso e dunque bisognerebbe introdurlo anche nel resto dell’Italia, non solo a Bologna, Mi piace sottolineare come il fatto che una norma sia in vigore a Londra, a Berlino o magari anche a Parigi, non comporti automaticamente che sia giusta in sé e per sé.
Mi sembra in effetti una argomentazione davvero fragile. Il fatto che una norma sia in vigore a Londra potrebbe implicare il fatto che essa sia ugualmente sbagliata, a meno che non si riconosca, in maniera ultra-provinciale, una sorta di superiorità morale di Londra.
Ma mi pare una tesi davvero difficile da sostenere. Per quel che concerne il secondo argomento mobilitato da Milena Gabanelli, quello secondo cui abbassando il limite orario ai 30 km si salvano vite umane, si potrebbe, a mio giudizio, obiettare coerentemente che anche il limite dei 30 km orari potrebbe allora essere ridotto e portato magari ai 15 km orari, da che in tal guisa si risparmierebbero ancora più vite di pedoni. Questa strada argomentativa ci porta dunque necessariamente all’assurdo, secondo cui bisogna rimuovere l’uso dell’auto per rimuovere i decessi in strada.
La verità, permettetemi di dire, è che stiamo vivendo in un mondo letteralmente capovolto, un mondo sovvertito nei cui spazi alienati la finanza viene senza tregua deregolamentata a beneficio degli speculatori e dei bankers. In maniera opposta la vita dei cittadini comuni, la nostra, viene regolamentata in maniera sempre più oppressiva e stringente, con misure sempre più palesemente fuori da ogni controllo e soprattutto fuori da ogni razionalità. Possiamo ben dire che il cosiddetto capitalismo della sorveglianza, come anche è stato definito, si basa non soltanto su una sorveglianza panottica per il tramite della digitalizzazione e delle piattaforme sociali, ma anche, in maniera non trascurabile, mediante una sorveglianza sempre più capillare della nostra vita quotidiana, anche per strada, dove letteralmente siamo sempre più osservati, controllati e regolamentati in forme maniacali che sembrano buone soltanto a sondare quanto il buon soldato sia disposto a obbedire cadavericamente anche alle ingiunzioni più assurde.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro