Sono passati ormai quasi due anni da quando il conflitto tra Russia e Ucraina si è inasprito.
Tutto infatti cominciò agli inizi degli anni ’10 del nuovo millennio. Così come formalmente iniziarono sanzioni di diverso genere al Cremlino.
Anch’esse si sono inasprite dal febbraio 2022. Decine di pacchetti di sanzioni sono state applicate dal mondo occidentale con l’obiettivo di isolare la Russia dal mercato internazionale. Escludere la Russia però sembra poi essersi rivelato più un problema che altro, visto che il principale fornitore di gas ed energia era proprio il paese di Putin. Aggiungiamoci l’esplosione controversamente enigmatica o quasi del Nord Stream, che collegava commercialmente l’Europa alla Russia, e ne vengono fuori bollette esorbitanti.
Fabio Duranti le mostra in diretta, evidenziando come dall’inizio del conflitto i prezzi siano moltiplicati fino a 10 volte di più del normale.
L’apice è nel 2022 infatti, dove il prezzo dell’energia supera i 50 centesimi a kilowatt. Nel 2021 questo era solo 5 centesimi.
La situazione si è infine stabilizzata a circa 20 centesimi: comunque quattro volte di più di quello che negli anni passati si spendeva per un bene primario. Anzi, un bene “sui generis” e soprattutto “intermedio per definizione”, spiega Fabio Dragoni, giornalista de La Verità.
“Se la mia energia costa poco perché mi sono attaccato a un tubo con la Russia che mi fa avere il gas a prezzo vile, però poi all’improvviso, per motivi che sappiamo, questo tubo viene fatto saltare in aria, ecco che quel costare poco di energia non esiste più“.
La beffa? La Russia dal punto di vista energetico ne approfitta. “Il prezzo è aumentato e il gas o il petrolio che prima acquistavamo dalla Russia, ora noi lo acquistiamo dalla Turchia che si è messa in mezzo a intermediare il petrolio russo“. Risultato: apparenze politiche salvate, le bollette meno. Logicamente, visto che “la Russia non è un paese trasformatore. Come per magia ha visto esplodere il saldo della bilancia commerciale, incassando di più e vendendo meno“.
Uno scenario ipotetico però potrebbe essere a questo punto interessante per l’Italia stessa.
“Il flusso di energia non arriverà più dal nord, ma arriverà da sud. E in questo è molto importante la posizione strategica dell’Italia.
Con la posizione strategica, in mezzo al Mediterraneo, potremmo effettivamente diventare noi la porta d’ingresso dell’energia che serve“.