Perché promettono riforme con un certo programma, poi vanno al Governo e fanno tutto il contrario?
E’ sicuramente uno dei quesiti che negli ultimi anni ha trovato voce con molta più frequenza.
Con il succedersi dei governi, sia di destra che di sinistra, l’esecutivo ha spesso riportato una prassi scoordinata rispetto alle promesse di programma elettorale. Col rischio poi non solo di scontentare i propri elettori, ma anche di sfociare in scelte politiche discutibili.
Così il cittadino rischia di restarci danneggiato, beffato e disilluso. E senza diritto di grossa replica.
“Il cittadino come può difendersi giuridicamente da una sorta di mala gestio?“, chiede Fabio Duranti.
A Un Giorno Speciale risponde Vincenzo Baldini, professore ordinario di diritto costituzionale.
“La Costituzione – spiega Baldini – prevede che il parlamentare rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza un vincolo di mandato, quindi noi non possiamo andare, per esempio, da una maggioranza o da dei parlamentari di maggioranza e dire ‘vi avevo detto di fare questo e ne avete fatto un’altra cosa, adesso vi mando a casa’. Non lo possiamo fare“.
Fare appello alla Costituzione? “Non possiamo mai dire che la politica ha assunto una decisione che è contraria alla Costituzione.
Possiamo dire che la riteniamo meno opportuna o più opportuna, ma non incostituzionale.
Da un punto di vista pratico la percezione è che oggi il sistema politico interloquisca più con interessi sovranazionali o di livello globale, in questo modo posponendo quasi automaticamente gli interessi delle comunità nazionali rispetto a questi altri. La conseguenza di questo può essere una forte autoreferenzialità del sistema politico, non soltanto interno ma anche internazionale e il progressivo allontanamento dalla base sociale dei rispettivi Stati“.