Siamo arrivati alla seconda serata del Festival di Sanremo e sono già iniziate le prime polemiche. Dopo il monologo di Teresa Mannino con l’ennesima, estenuante critica al patriarcato, anche questa volta si é cavalcata l’onda degli stereotipi e dell’ideologia dominante. Un’ossessivo bisogno di ribadire gli stessi concetti per provare a fare politica e anche a fare la musica. In realtà a Sanremo non c’è niente di politico anzi, sembrerebbe una sorta di indottrinamento del dominio di una retorica: prettamente di Sinistra?
Francesco Borgonovo dice a Punto e Accapo che non bisogna avere paura dei comici che fanno politica, anche se alcuni di loro finiscono al potere. “C’è una cultura prevalente” afferma Borgonovo “ormai l’opinione non la fanno più i politici, i partiti.. Forse nemmeno i giornali” dice sarcasticamente “la fanno gli influencer e le grandi piattaforme dell’intrattenimento che veicolano tutte lo stesso messaggio”.
La retorica di Sanremo secondo Borgonovo non è particolarmente di Sinistra ma frutto del pensiero dominante: se si è parte di un certo tipo di sistema, non si può non abbracciarlo. “L’impegno politico è diventato un modo di fare business“ continua “ma in Italia abbiamo due leader donne: Schlein e Meloni che è anche Presidente del Consiglio“.
Un indottrinamento che ormai pervade ogni ambito della nostra società: dalle scuole, ai media, all’OMS a Sanremo. Un Festival che sembra volersi asservire alla politica per fare ascolti.
“Per portare avanti la causa Lgbtq o l’attivismo, c’è bisogno davvero del bacio tra Fedez e Rosa Chemical o i bacetti di Achille Lauro? A me sembra un’offesa al pudore: il problema è che tutto viene spettacolarizzato o banalizzato”.
Non solo la spettacolarizzazione delle cause civili ma anche del lavoro: questo è il tema della serata di stasera a Sanremo, sulle proteste degli agricoltori.
“Gli ammiccamenti sono dei messaggi alla comunità Lgbtq? Non c’è nulla di concretamente e volutamente politico in Sanremo, è solo un luogo per avere attenzione su se stessi sfruttando qualunque mezzo” dice l’attivista Giorgio Bozzo “i messaggi del Festival sono solamente finalizzati a vendere dischi e fare tanti concerti”.
Ma come mai al Festival sembra essere tutto cosi forzato? Perché secondo Bozzo la RAI sta vivendo momento di puro cinismo, “RAI – Pubblicità deve tirare su un sacco di soldi e la RAI come azienda deve fare un sacco di ascolti” dice “un momento di delirio collettivo in cui c’è uno scopo commerciale fortissimo a cui non si può assolutamente rinunciare”.