Dopo un lungo negoziato, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno siglato un accordo sulla riforma del Patto di stabilità. Le nuove regole prevedono che gli Stati presentino entro il 20 settembre i piani di spesa per quattro anni, estendibili fino a sette, con uno spazio per gli investimenti pubblici. L’Europarlamento ha ottenuto la separazione della spesa nazionale di cofinanziamento dell’Unione Europea dal calcolo complessivo della spesa pubblica. Gli investimenti avviati in settori privati e prioritari come transizione climatica, transizione digitale, saranno considerati nella valutazione delle deviazioni dei piani di spesa. In situazioni eccezionali gli Stati potranno deviare dai piani concordati per un periodo di tempo definito, con la possibilità di proroga. Insomma, la riforma mira a bilanciare l’autonomia degli Stati, includendo misure di riduzione del debito e del deficit pubblico a seguito di pressioni da parte dei soliti Paesi, quelli cosiddetti frugali, che danno le lezioni agli altri, tra i quali prima di tutto la Germania. Ora, anche se si volesse essere d’accordo sull’importanza degli investimenti nella transizione ecologica e digitale, come proposto dalla Commissione, senza una solida politica industriale l’Unione Europea si troverebbe sulla strada per una dipendenza economica ancora più profonda dall’estero, mettendo a rischio la bilancia commerciale e l’autonomia economica stessa.
In questo loro modo di ragionare, come se nulla fosse, gli autocrati dell’Unione Europea non stanno facendo nient’altro che quello che serve per farla sparire. È un tipo di politica che non tiene conto delle necessità delle piccole e delle medie imprese e soprattutto dei costi sulle famiglie e sulle imprese di quel tipo di transizione. Ma chi ce li ha i soldi per fare queste cose? I fondi speculativi esteri? Questi sicuramente sì che verranno a fare man bassa delle proprietà private. Ecco, dietro quindi bisogna leggere quelle che sono le ideologie che sono alla base di questa Europa unica, che è unica attorno a solo una cosa, la moneta.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi