“Questo è stato il Titanic ferroviario della storia, ma diversamente dal Titanic non lo conosce nessuno” inizia cosi l’incipit del racconto del saggista Gianluca Barneschi. Negli anni ’90 inizia ad indagare su uno dei disastri meno ricordati e più dimenticati della storia: quello dell’incidente di Balvano. Sul treno di linea Battipaglia – Potenza, dentro la Galleria delle Armi, persero la vita 600 persone: il numero più alto di morti in un incidente ferroviario. La ricerca di Barneschi inizia sfogliando gli archivi di Stato e la risposta che trova è sorprendente: nessuno era a conoscenza di quella tragedia, perché venne insabbiata dagli Italiani stessi. “Iniziò un’indagine con delle cadenze da film giallo: entrai a conoscenza di documenti segreti che presi dall’Archivio di Stato di Londra. Lì, ottenni alcuni micro film, contenenti l’indagine sull’incidente, che all’epoca venne svolta dagli Alleati“.
“La tragedia avvenne il 3 Marzo 1944 all’epoca dell’Italia post bellica. L’Italia aveva firmato nel 1943 una resa incondizionata agli Alleati e veniva trattata da Paese vinto. Questa tragedia poteva succedere solo nel 1944 e costituisce il presupposto del peccato originale. Perché il treno su cui viaggiavano era un treno merci, che all’epoca non poteva circolare”. Quello che fa sorgere una domanda spontanea, è che a bordo del treno c’erano 900 persone ma solo 300 di queste sopravvissero alla tragedia. Non fu una coincidenza, ma dipese dalla volontà di terzi, perché: “gli Alleati nel 1944 privilegiavano il Servizio Militare“.
Il treno non riuscì a passare all’interno della Galleria delle Armi, e i passeggeri morirono soffocati e intossicati dal monossido di carbonio, intrappolati in una galleria lunga ben 2 km.