La NATO scende in campo per difendere l’Ucraina dall’invasione russa. “Personale militare della Nato è già presente in Ucraina” ha dichiarato Radoslaw Sikorski, il Ministro degli Esteri polacco. Sikorski non ha precisato la nazionalità dei Paesi coinvolti ma ha ringraziato i rispettivi ambasciatori per essersi presi il rischio di scendere in campo per Zelensky. L’identità dei militari potrebbe essere inglese, considerando che il Regno Unito aveva confermato l’invio di alcune milizie per l’addestramento. La Polonia sembra non voler rimanere nell’ombra nel mezzo del conflitto russo-ucraino. Ma cosa ha da guadagnarci questa nazione? Può avere un ruolo determinante in questa guerra?
“Si sta riproducendo lo scenario della Guerra Fredda e la cortina di ferro corre da Murmansk passando per il Circolo Polare Artico fino al Mar Nero. I Paesi che oggi sono sotto questa cortina di ferro, ambiscono ad accreditarsi come avamposti: delle teste di ponte degli Stati Uniti, in Europa. Nel 2004 i Paesi Baltici che prima facevano parte dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia vennero inclusi nella NATO. Fu proprio in questa occasione che l’ex Segretario alla difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld, parlò di contrapposizione tra Europa Occidentale e la nuova Europa, ovvero quella che comprendeva i Paesi Baltici. Questi Paesi ritengono di poter trarre dei vantaggi di natura politica ed economica da questo scenario: e non sbagliano. La Polonia in effetti ha tratto enormi benefici dalla doppia appartenenza all’Unione Europea e alla Nato: mantiene la propria moneta ma sta ottenendo enormi finanziamenti dall’Ue. Inoltre dopo il sabotaggio del Nord Stream, la Polonia ha inaugurato una nuova conduttura che garantiva l’afflusso di gas naturale norvegese verso la Polonia. In questo modo è diventata il centro di redistribuzione del gas norvegese in tutta la parte settentrionale dell’Europa, in alternativa alla Germania. Il motivo per il quale questi Paesi si trovano nella Nato è perché credono che alimentando un clima di tensione contro la Russia possano trarne congrui dividendi. Il problema, è che si tratta di un danno per tutto il resto dell’Europa” dice Giacomo Gabellini Saggista e Ricercatore indipendente.
A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: cosa comporta il sempre più accentuato allargamento della Nato ad Est, per l’Europa dell’Ovest? “Una mossa suicida perché più si allarga la platea a nuovi soci, più si diversifica la natura degli interessi da tutelare al loro interno. Ora che gli interessi sono sempre più diversi, è sempre più difficile muoversi in maniera coesa. Ho l’impressione che la NATO abbia generato i semi della sua futura distruzione“.