E adesso gli araldi del monopolio del discorso e gli autoproclamati goffamente professionisti dell’informazione si stracciano a più non posso le vesti per la censura anti-israeliana. Ad esempio, sul Corriere della Sera si parla in questi giorni con preoccupazione di, leggo dal Corriere, con certi saltati, articoli rimossi, censura anti-israeliana dall’Eurovision ad Amos Oz. Premetto che trovo sempre la censura una risposta sbagliata, quali che siano le idee espresse.
Anche le idee più false, infatti, hanno il diritto di esprimersi liberamente, da che il contrario del falso è sempre il vero, mai la censura. Ciò detto, e dunque sgomberato il campo circa ogni possibile connivenza da parte mia con la censura in ogni sua forma, mi pare davvero surreale il fatto che ora, come ciaula di pirandello che scopre la luna, i professionisti dell’informazione scoprano l’orrore della censura. Proprio loro che finora non avevano fatto motto contro la censura, o che anzi in molti casi l’avevano praticata abbondantemente o comunque legittimata in modo più o meno aperto.
Dove erano i censori quando i colossi del web censuravano le opinioni non omologate sui temi dell’ordine tecnosanitario, ad esempio? E dove erano ancora i censori quando non veniva data voce a chiunque sostenesse ragioni diverse rispetto a quelle dell’imperialismo di Washington in relazione anche alla questione problematica dell’Ucraina? Erano in silenzio o, in molti casi, come ricordavo, erano loro stessi i protagonisti attivi della censura. Magari erano tutti assorbiti dalla compilazione delle liste di proscrizione dei putiniani e quanto accadde vergognosamente su un quotidiano nazionale al principio della guerra in Ucraina, come forse ricorderete. Mi permetto altresì di far notare sommessamente che, come già ricordato, la censura è sempre una cosa orribile, anche al cospetto di idee palesemente false, come quelle di chi propugna le squallide ragioni dell’imperialismo.
Ma che in fondo, dico anche, la censura è ben poca cosa al cospetto di un genocidio, o se preferite il termine di un massacro inqualificabile, come quello che sta avvenendo a Gaza nel silenzio generale della cosiddetta comunità internazionale, l’ipocrita nome che l’Occidente assegna a se stesso fingendo di rappresentare il mondo intero. Tra l’altro non sfugga che gli stessi che adesso piagnucolano senza posa contro la censura sono in taluni casi gli stessi che invocavano la censura contro le voci vagamente dissenzienti rispetto alla narrativa ufficiale sulla Russia e sull’Ucraina. Magari sono gli stessi che dicevano nella mia trasmissione televisiva non inviterò mai un No-vax, ossia genericamente chiunque dissentisse rispetto all’ordine terapeuticamente corretto.
Insomma, verrebbe da dire che chi di censura ferisce, di censura perisce. Ma non lo diciamo dacché, non mi stanco di evidenziarlo, noi siamo incondizionatamente contro ogni forma di censura, e riteniamo che abbia diritto di espressione perfino chi sostiene l’insostenibile tesi a sostegno dell’imperialismo dominante. Quello che non possiamo accettare, tuttavia, sono le lezioni di libertà di espressione da quelli che fino a ieri erano in prima linea nel difendere o addirittura nel praticare la censura. Risparmiateci per favore questo spettacolo disdicevole.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro