Il cambiamento climatico non nasce ora, come tanti sperano di far credere.
Le ere geologiche hanno durata immensa e cambiamenti molto diffusi dal punto di vista globale, e questi provengono da vari fattori.
Ma nel 21esimo secolo si preferisce dare un’altra spiegazione, spesso fornita come l’unica inscindibile verità sulle origini del cosiddetto “climate change“. Una scelta che nell’ambito scientifico non paga, né dal punto di vista dei risultati né dal punto di vista deontologico.
E poi neanche se di mezzo c’è il portafoglio, spesso quello della gente comune. Con la convinzione che l’uomo e i suoi barbecue, l’uomo e i suoi vestiti, sempre l’uomo e le sue abitudini sono la causa di eventi atmosferici straordinari, le istituzioni politiche hanno col tempo incoraggiato i cittadini a cambiare stile di vita. Dalle macchine elettriche al veganesimo, il costo per una teoria – magari sì scientifica, ma non unica – rischia di diventare un salasso per tutti. Lo aveva previsto il direttore fondatore del Goddard Institute for Space Studies della NASA, Robert Jastrow.
“Se ci lasciamo influenzare dai comunicati stampa nel prossimo decennio potremmo spendere un trilione di dollari per distruggere ciò che resta dell’economia americana in un tentativo assolutamente inutile di abrogare la rivoluzione industriale“.
Questa fu la conclusione di un confronto tra l’ex NASA, il direttore fondatore dello Scripps Research Institute William Nierenberg e l’ex presidente dell’Accademia Americana delle Scienze Frederick Sykes.
Conclusione che fu ripresa dallo storico conduttore radiofonico Paul Harvey nel 1992.
Il video sottotitolato in italiano.
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