A partire dal 2026 entrerà in vigore il test psico-attitudinale per accedere alla professione di Magistrato. Una novità per il mondo della giustizia, ma che in realtà viene già utilizzato da decenni per valutare l’idoneità dei militari. Il test si chiama Minnesota abbreviazione di Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI). Serve a delineare i tratti di personalità principali di una persona e a far emergere eventuali psicopatologie. Non si tratta però di una procedura analoga a quella della diagnosi medica. Il Minnesota serve ad individuare alcune tendenze caratteriali e a far emergere potenziali devianze. Il questionario prevede un 567 domande a cui bisognerà rispondere o Vero o Falso. Ma di che cosa si tratta nello specifico?
“È molto difficile che possa essere aggirato, ed è uno strumento che può essere utilizzato solo da psicologi. È attendibile perché ha una validità scientifica conclamata, non nasce in Italia, ma è stato adattato a quelli che sono i tempi e il contesto del nostro Paese. Consta di tre scale di validità. Ci sono le scale di base che forniscono i tratti della personalità, e poi delle sotto scale che forniscono informazioni aggiuntive che contribuiscono a delineare il profilo. È fondamentale perché serve a discriminare tra la popolazione sana e quella psicopatologica e poi perché ci aiuta a capire le attitudini comportamentali e di pensiero della persona” afferma la criminologa Flaminia Bolzan.
C’è chi ha fermato che questo Test non possa ritenersi valido per i magistrati. In quanto si tratta di un professionista che in ambito legale potrebbe fare ricorso e potrebbe vincerlo. Bolzan risponde cosi: “Come è sempre avvenuto ci sono stati tanti ricorsi, di persone che sono state scartate perché non sono state ritenute idonee sotto il profilo psicologico, ma bisogna vedere quali sono state le motivazioni d’appello”.
Le domande in merito sono diverse, una tra tutte, com’è possibile spiegare la condotta criminale che intraprendono alcuni funzionari delle Forze dell’ordine, nonostante abbiano svolto il test. È vero che non si tratta di un test diagnostico, ma il suo scopo non dovrebbe essere quello di prevedere un futuro risvolto comportamentale violento della persona? “Il motivo è che questi Test vengono somministrati in una fase valutativa iniziale ed è giusto che dovrebbero essere svolti anche in itinere. Ma non è detto che il solo fatto di somministrare un test sia di per sé la garanzia che non venga commesso un atto apparentemente inspiegabile. Dobbiamo sempre considerare una pluralità di variabili, sociali in cui il soggetto si muove. La sola somministrazione di uno strumento non ci garantisce l’accesso a una valutazione completa di tutto questo”
“Ciò che spinge a fare quegli atti è dovuto soprattutto alla presenza di una malattia psichiatrica, ma anche questo non vuole essere uno stigma”.