Scozia, lo psicoreato diventà realtà: 7 anni se fai “crimine d’odio” ▷ “Puniscono pensieri e parole”

Il mondo woke avanza di anno in anno e conquista nuove vette.
L’ultima “concessione” arriva dal Regno Unito, ormai molto legato a questo tipo di iniziative.
La Scozia presenta il crimine d’odio e lo rende ufficiale. Proposto già anni fa, nel 2020, e introdotto nell’anno successivo, ora l’“hate crime” diventa una realtà concreta, con le forze dell’ordine già pronte a ricevere segnalazioni e disporre anche 7 anni di carcere.
Cosa diventa reato? Ogni offesa o pregiudizio su “razza, religione, disabilità, orientamento sessuale e identità transgender“, si legge nel sito del governo scozzese. Addio dunque a tutti quei discorsi considerati “transfobici” da tempo e che hanno trovato pesanti critiche, soprattutto sui social. Esempio lampante lo è stata J. K. Rowling, mente della fortunatissima saga fantasy di Harry Potter. La scrittrice britannica, femminista di ferro da molto tempo, ha espresso negli ultimi anni posizioni che la legge scozzese ora vieterebbe. La Rowling su X definì le donne così: “Persone con le mestruazioni”. Inutile dire che le è costata un’ondata di attacchi.

Sempre la stessa “mamma” di Harry Potter, ha reagito all’introduzione della legge contro l’odio: “Venite a prendermi allora“.
La polizia ha poi ufficializzato che la Rowling non ha compiuto tramite i suoi tweet dei crimini d’odio contro le nuove categorie protette.
Intanto l’entrata in vigore della nuova legge ha scatenato un’ondata di segnalazioni: già più di 3000. E’ infatti possibile compilare un form online e denunciare ciò che viene percepito come “offesa” da chi segnala. La nuova riforma è infatti fumosa, sia su quali siano i crimini d’odio e quale sia effettivamente il metro di giudizio.

Nel reato di odio – spiega Simone Pillon in diretta – è impossibile stabilire quale sia l’elemento soggettivo e quale sia l’elemento oggettivo. Che cosa fa la Polizia del Regno Unito allora per contestare questo reato? Si affida alle dichiarazioni della persona offesa.
Se la persona offesa dice di essersi sentita discriminata o odiata dalle espressioni o dal pensiero di un soggetto, allora questo è sufficiente per configurare il reato. Quindi qualunque tipo di parola a questo punto può essere considerato un discorso di odio
“.

Il dibattito con Simone Pillon e Giorgio Bozzo da Francesco Borgonovo.