Ebbene sì, Bergoglio è tornato a pontificare, pur non essendo pontefice.
Come non mi stanco di ripetere, il solo pontefice era Joseph Ratzinger, alias Benedetto XVI, il quale, anche dopo il 2013, rimase papa sia pure in sede impedita. Infatti rinunziò al ministerium e non al munus, cioè rinunziò all’esercizio del munus senza rinunziare al munus petrino, e dunque rimase papa a tutti gli effetti. Poiché il papa è uno e non possono essere due, l’elezione di Bergoglio fu ipso facto invalida. Ebbene, Bergoglio, che non è il papa, ha recentemente attaccato duramente padre Georg.
Ha sostenuto che padre Georg, sono parole di Bergoglio, “manca di nobiltà e di umanità“. Che Bergoglio non stimasse padre Georg era in effetti cosa nota da parecchio tempo, peraltro suffragata dalla volontà della chiesa bergogliana, o meglio, dalla neochiesa post-cristiana di Bergoglio, di demansionare padre Georg. Addirittura si parlava della volontà di spedirlo in remoti posti esotici, secondo quanto veniva comunicato dai giornali circa un anno fa. E si capisce molto bene anche la ragione di questa inimicizia profonda di Bergoglio verso padre Georg. Questi rappresenta in qualche modo la continuazione ideale della linea teologica e religiosa di Ratzinger, linea che, opposta a quella di Bergoglio, resiste strenuamente alla evaporazione del cristianesimo e alla scristianizzazione della Chiesa, e lo fa mettendo al centro la tradizione, il depositum fidei, il connubio di teologia e filosofia.
Ma Bergoglio non si è limitato ad attaccare padre Georg.
Ha anche provato a far credere che Ratzinger fosse profondamente d’accordo con lo stesso Bergoglio e che anzi lo supportasse pienamente nelle sue scelte e nella sua linea teologica. Bergoglio, per un verso, ha detto che provarono a sabotare nel 2005 le elezioni di Ratzinger, che invece lui stesso appoggiò. Per un altro verso, Bergoglio ha asserito che Ratzinger difese la figura di Bergoglio, lasciando in qualche modo intendere che Benedetto XVI fosse in sintonia con l’operato e con la visione dello stesso Bergoglio.
Ciò pare decisamente poco credibile, se si considera che Bergoglio e Ratzinger appaiono non solo difficilmente conciliabili, ma direttamente antitetici nel modo di intendere e di praticare il cristianesimo. Mentre Ratzinger provò sempre a resistere all’evaporazione del cristianesimo propiziata dalla civiltà del nulla e della tecnica, Bergoglio, per parte sua, come sappiamo, accelera in ogni guisa il processo e si pone come teologo col martello, per dirla con Nietzsche, come distruttore dei valori cristiani e del depositum fidei. Quella di Bergoglio è una religione del nulla, una teologia woodstockiana senza trascendenza, che trasforma il cristianesimo stesso in religione del nulla, in fede low-cost, in semplice raddoppiamento nichilistico del discorso unico della globalizzazione neoliberale.
Non sfugga oltretutto che Bergoglio, qualche mese fa, aveva esortato i fedeli a evitare in ogni modo il chiacchiericcio.
Quel chiacchiericcio che ora è proprio lui stesso a favorire, tra l’altro svelando anche non trascurabili dettagli delle elezioni del 2005 che portarono sul soglio pontificio Ratzinger pur con qualche difficoltà e con qualche contrasto. Contrasto che, ha spiegato Bergoglio, fu in qualche modo contenuto dallo stesso Bergoglio che appoggiò in ogni modo, così ci dice, Ratzinger.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro