La guerra aperta tra Brasile e Elon Musk ha aperto scenari inaspettati sulla censura online, scenari che in molti consideravano l’ultimo step “prima della fine”.
Cosa succede in Brasile? Il Presidente del Tribunale supremo federale, Alexandre de Moraes, è il giudice che negli ultimi giorni ha posto al centro delle sue battaglie Elon Musk e il suo X. Il magnate statunitense, infatti, avrebbe scatenato l’ira di de Moraes per aver riattivato account X che secondo il governo brasiliano divulgavano fake news.
Una deriva preoccupante quella a cui va incontro il Brasile, deriva che, a detta di molti, non dovrebbe essere considerata troppo lontana da noi.
Con l’introduzione del Digital Service Act tra le normative europee, infatti, il rischio di assistere a situazioni di censura legalizzata da parte di istituzioni e governi è altissimo. I social network e i loro vertici societari, come abbiamo potuto constatare in tempo di pandemia, sono stati e sono continuamente sottoposti a pressioni che vengono dall’alto, pressioni che, a “loro” dire, servirebbero a combattere la disinformazione che impazza sulle piattaforme. Peccato, però, che passi per disinformazione qualsiasi opinione discordante dalle linee governative e istituzionali, qualsiasi parere d’opposizione, finendo così per affondare nel grande oblio della censura online.
Secondo Maddalena Loy, giornalista de ‘La Verità’, c’è un filo rosso che unisce i paesi occidentali in quanto a censura e la situazione dovrebbe preoccuparci: “Basta unire i puntini per capire che in tutti i paesi occidentali stanno succedendo cose fuori dal normale. Unendo questi puntini ci rendiamo conto che la metodologia è la stessa ovunque. Il principio sulla base del quale si permettono di zittire le persone è lo stesso in tutti i paesi. Ora, in Europa, con questo Digital Service Act, è stato creato lo strumento giuridico per consentire di chiudere la bocca alle opposizioni rispettando la legge. Questa è una cosa gravissima.”
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