Al Parlamento europeo, sede di Bruxelles, torna in auge il tema della libertà.
Il paese a cui è riservato tale trattamento è la Slovacchia, già al centro dei mirini occidentali.
Infatti il premier in carica dallo scorso ottobre, Robert Fico, non piace agli ambienti istituzionali. E’ stato infatti da subito definito “neofascista” o “filoputiniano”, fino a diventare un altro dei famigerati “No Vax” per aver istituito una Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid nel suo Paese. “Diremo all’opinione pubblica cosa è successo durante il Covid”, ha detto non troppo tempo fa al Senato.
Ora il premier slovacco è al centro dell’attenzione e di un dibattito dedicato nella recente plenaria dell’11 aprile.
Nasce tutto da una riforma del Codice Penale ritenuta pericolosa nei confronti dello Stato di diritto nel Paese.
Questo basta ad alcuni europarlamentari per proporre misure drastiche come il congelamento dei fondi e l’attuazione dell’articolo 7 (secondo cui il Parlamento è una delle istituzioni che può prendere l’iniziativa di chiedere al Consiglio di determinare se c’è un rischio di violazione dei valori europei). Discorsi che trovano l’opposizione di Balázs Hidvéghi, eurodeputato ungherese.
“Gli slovacchi hanno fatto una scelta molto chiara alle elezioni” – dice in plenaria.
“Ad alcuni di voi potrebbe non piacere, ma questo non conta. Non deve piacervi il risultato, dovete solo rispettare la decisione del popolo slovacco. Noi dell’Europa centrale abbiamo lottato duramente per riconquistare la nostra libertà di scegliere e di decidere del nostro futuro. E non vi permetteremo di togliercela. A voi del Parlamento o della Commissione dico: non siete un’autorità superiore alla decisione del popolo. Si tratta di sovranità popolare“.
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