Non solo baby gang, ad oggi sta spopolando sempre di più anche il fenomeno dei “Baby alcolisti”. Uno scenario sempre più incontrollato e incontrollabile, che vede protagonisti di questa routine i giovani. A lanciare l’allarme è l’ospedale Bambino Gesù di Roma, secondo cui si tratterebbe di un fenomeno frequente soprattutto tra i bambini più piccoli. «I più giovani hanno 11 anni, età sempre più bassa» si legge nel comunicato. Uno scenario allarmante che preoccupa soprattutto i genitori e di cui non si parla abbastanza. Ad essere complice di questi episodi è la movida nonché i locali che vendono cocktail che non fanno sconti nemmeno ai minorenni.
Lo Psicoterapeuta Raffaele Morelli fa luce sulla vicenda, evidenziando quali siano i problemi (spesso nascosti) delle nuove generazioni.
“È un allarme perché i 14enni che fanno ricorso all’alcool stanno crescendo di numero e questo si percuote anche sui bambini più piccoli”. Secondo Morelli però quello che è certo è che tra gli adolescenti la corsa all’alcool è un momento “significativo”. “Sta accadendo qualcosa che non è mai accaduto nella storia. Stiamo crescendo i ragazzi trattandoli in modo infantile, coccolandoli troppo e trattandoli come bambini più piccoli. Quindi è come se gli togliessimo le radici con cui affrontare i disagi. Perché si corre verso l’alcool? Perché è un modo per ricercare l’euforia, quindi i nostri ragazzi sono depressi e annoiati. Infatti se si è infantili, non si hanno le risorse per combattere la psicologia del branco“.
Si tratta di un disagio che i giovani manifestano non solo facendo uso di alcolici, ma anche soffrendo di disturbi alimentari e adottando comportamenti autolesionistici. “Sono aumentati anche gli episodi di suicidio giovanile. Per questo bisogna stare attenti a dirigere i ragazzi e non a diventare loro amici o genitori consenzienti. Perché altrimenti nei momenti difficili manca quella voce interna che gli dice cosa è sbagliato”.
“Il vero responsabile di tutto questo non è stato il lockdown, ma la corsa verso il disagio adolescenziale è iniziata nel 2010 quando sono subentrati i social. Nei social accade una cosa singolare: unisce tutti in un unico branco, ma soprattutto è pieno di pareri e giudizi. Tutto questo porta a uno stato continuo di disapprovazione interiore, che i ragazzi affrontano abusando di sostanze che rompono l’equilibrio statico del disagio: alcool e spinelli. Per questo motivo il telefonino non si dovrebbe dare prima dei 12 anni”.
Ma cosa porta un ragazzo a seguire questo tipo di abitudini? Secondo lo Psicoterapeuta, il giovane non sarebbe mosso unicamente da una spinta caratteriale, ma bensì dai dettami del branco. Per questo motivo, non dovrebbero essere solo i genitori a tutelare i figli, ma anche gli insegnanti. Un dato molto interessante che riporta Morelli è che i docenti sono le prime figure a soffrire di disturbi di ansia. Circa il 60 % di questa categoria sperimenta episodi di depressione e attacchi di panico, perché sono sottoposti continuamente al vaglio genitoriale.