“Cambridge cancella la parola ‘anglosassone’: usata dai suprematisti bianchi”. Così titola il sito di Skytg24 riguardo una notizia che arriva direttamente dal Regno Unito. Secondo Stefano Molinari: “Questo è solo un tassello microscopico di un processo che sta eliminando i concetti, le parole che sono legate a un passato diverso”.
Sul tema durante “Lavori in Corso” viene interrogato Gregory Alegi, Professore di Storia americana all’Università Luiss: “A leggere bene la notizia è più circoscritta, è un’antica e rispettata rivista scientifica che si occupava d’Inghilterra anglosassone, che ha cambiato il titolo e parlerà invece del periodo medievale e dei paesi circostanti, quindi hanno tolto questo in un contesto che era estremamente tecnico, che era un contesto specifico, cronologico e geografico, cioè quando in quel pezzo del mondo c’era quella popolazione. Dice che continueranno a usarlo all’interno per descrivere, però nel titolo, in copertina, gli pareva brutto. Francamente mi sembra esagerato, mi sembra un falso problema e soprattutto se anche fosse che qualche frangia estremista, peraltro negli Stati Uniti e in Inghilterra, che poi in parentesi Inghilterra è la terra degli angli quindi già è brutto, come potrebbe essere gente posto, gente posto, un luogo dove si può fare tutto”. Il problema è che da un lato si impoverisce la lingua perché la riduciamo dalle migliaia o decine di migliaia di termini, compresi alcuni brutti, alcuni desueti, alcuni anche inutili, la riduciamo a poche centinaia approvate, tollerate.
Questo fa sì che riduciamo la possibilità di pensare certe categorie, che non vuol dire approvarle. Ci troviamo oltre che in 1984, ci troviamo in Fahrenheit 451, un libro fantascientifico del 1953 dove c’è un futuro dove vengono bruciati i libri, perché? Perché contengono idee strane che fanno litigare la gente, in questo senso parlavi di Shakespeare, anziché far riflettere per esempio che io abolisco interamente quel pezzo di opera perché una cosa brutta è meglio che non se ne parli, se no vengono idee. Questo è un impoverimento culturale, non solo perché Shakespeare è universale e profondo, ma proprio perché mi impedisce di pensare a certe cose, sopprimo le categorie e le riduco soltanto a 5, 6, 7 approvate diciamo dall’autorità.