“L’errore giudiziario italiano più clamoroso di sempre” l’ha definito Il Messaggero.
Nella tranquillità della Sardegna degli anni ’90, un evento tragico sconvolse la comunità locale e gettò ombre oscure sulla vita di un uomo innocente. Beniamino Zuncheddu, un pastore di origine sarda, fu accusato e condannato per un crimine che non aveva commesso, un errore giudiziario che lo avrebbe segnato per decenni.
Era il 9 settembre 1992 quando nei pressi di Arzachena, un duplice omicidio colpì violentemente la piccola comunità. Due giovani furono trovati morti, uccisi a colpi di fucile. La polizia avviò immediatamente le indagini, sotto una crescente pressione mediatica e la spinta della paura collettiva. Ben presto, le autorità identificarono Beniamino Zuncheddu come principale sospettato, basandosi su testimonianze che si sarebbero rivelate poco affidabili e su indizi circostanziali.
Zuncheddu, noto nella zona per il suo carattere riservato e la sua dedizione al lavoro, fu arrestato e, nonostante proclamasse la sua innocenza, fu sottoposto a un processo che si concluse con una condanna pesantissima. La giustizia parve essere stata servita, ma per Beniamino iniziava un incubo che sarebbe durato più di trent’anni.
Durante gli anni di reclusione, Zuncheddu, la sua famiglia e un piccolo gruppo di sostenitori non hanno mai perso la speranza di dimostrare la sua innocenza. Attraverso indagini indipendenti, sono emersi nuovi elementi, mettendo in discussione la validità delle prove utilizzate contro di lui. È emersa anche una più chiara immagine di come il contesto e le pressioni dell’epoca avessero portato a una rapida e fallace conclusione del caso.
Finalmente, dopo lunghe battaglie legali, revisioni del processo e nuove perizie, nel 2023 la Corte d’Appello di Cagliari ha riconosciuto gli errori commessi durante l’indagine e il processo e Beniamino Zuncheddu è stato dichiarato innocente e rilasciato.
Ascolta l’intervista integrale a Beniamino Zuncheddu e all’avvocato Mauro Trogu | Lavori in Corso 22 Maggio