Agostino Di Bartolomei è stato un simbolo indelebile di passione e dedizione. Capitano della Roma degli anni ’80, ma simbolo senza tempo, ha incarnato la determinazione e l’amore per la maglia giallorossa, portando la squadra a conquistare lo storico scudetto del 1983. Il suo stile di gioco elegante, la sua visione di gioco acuta e il suo carisma naturale lo hanno reso non solo un leader in campo, ma anche un modello di integrità e umiltà fuori dal rettangolo di gioco. La sua capacità di guidare e ispirare i compagni è rimasta impressa nei cuori dei tifosi, che vedevano in lui il perfetto connubio tra talento e umanità.
La vita di ‘Ago’, tuttavia, è stata segnata da una profonda malinconia che lo ha accompagnato anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Nonostante il successo sportivo, ha lottato contro l’ombra della depressione, contro una vita che senza il calcio aveva perso la sua magia. La sua tragica scomparsa nel 1994 ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nella comunità calcistica, ma anche nei cuori di chi lo aveva ammirato e amato. Il ricordo di Agostino Di Bartolomei vive ancora oggi, non solo per i suoi successi sul campo, ma anche per la sua vulnerabilità e la sua lotta interiore, che lo rendono una figura profondamente umana e toccante.
Roberto Pruzzo, grande compagno di vita e di squadra di capitan Ago, lo ha ricordato ai microfoni di Radio Radio Mattino Sport e News: “Io non penso ad Agostino solo il 30 maggio, penso a lui tutti i giorni, anche durante le giornate normali durante tutto l’anno. Le domande che ho in mente sono sempre le stesse, ma mi consola il piacevole ricordo di aver convissuto con una grande persona un periodo importante della mia vita. Quando sono arrivato a Roma negli anni 70 è stato il primo ad accogliermi in casa sua, con me è stato disponibile per tutti gli anni in cui abbiamo vissuto insieme. Era un capitano silenzioso ma sempre presente, era veramente una gran bella persona“.