La vicenda del possibile attentato subìto da Benedetto XVI nel 2012, durante il viaggio apostolico a Cuba, assume connotati sempre più inquietanti. A indagarli il giornalista Andrea Cionci, autore di “Codice Ratzinger”, bestseller che denuncia la sede impedita di papa Benedetto.
Nel gennaio 2023 il biografo del papa tedesco, Peter Seewald, aveva pubblicato la sua ultima lettera nella quale egli affermava che il motivo centrale delle sue dimissioni sarebbe stata l’insonnia.
Cionci si è fatto mandare da Seewald l’originale della lettera (sebbene privata di mezza pagina finale) in cui Papa Benedetto afferma che già dal 2005 assumeva farmaci in alte dosi per dormire.
Durante la prima notte a Cuba, tra 26 e 27 marzo 2012, racconta di un incidente notturno: “Durante il mio viaggio apostolico a Santiago di Cuba, nel marzo 2012, mi sono svegliato la mattina dopo la prima notte e, come al solito, ho usato il mio fazzoletto e mi sono accorto che era completamente intriso di sangue. Devo aver urtato qualcosa in bagno ed essere caduto”.
Il Papa non ricordava dunque cosa fosse successo. A detta di farmacisti e medici, cadute e amnesie possono essere sintomi tipici di sovradosaggio di farmaci.
Secondo Cionci, Benedetto XVI potrebbe aver subìto una somministrazione malevola di farmaci che agiscono sul sistema nervoso, durante il giorno 26 marzo, in modo da mandarlo in overdose quando la sera, il papa avrebbe assunto la sua abituale – e già alta – dose di sonniferi.
Anche gli accorgimenti proposti dal suo medico personale andrebbero nella opportuna direzione di evitare proprio l’overdose per farmaci malevolmente somministrati. Così si spiegherebbe perché Benedetto XVI dovette dimettersi “entro Pasqua 2013” “per l’insonnia”: volevano toglierlo di mezzo, secondo Cionci. Ponendosi in sede impedita, il Papa avrebbe così salvato – secondo l’analisi del giornalista – il papato da un’usurpazione in un periodo difficilissimo.
Cionci ha poi individuato contraddizioni latenti sul resoconto di questo episodio provenuto da altre fonti. Un prelato del seguito papale nel 2012, intervistato dal vaticanista Tornielli, fornì, il 14 febbraio 2013, una versione tutta diversa. Il papa avrebbe avuto l’incidente in Messico, e non a Cuba, nella notte fra 24 e 25 marzo; sbatté nella zona della testa coperta dalla papalina sul lavandino mentre cercava a tentoni l’interruttore della luce in bagno. Tuttavia, la piccola ferita non avrebbe richiesto punti o medicazioni.
Tale versione contrasta paurosamente non solo con quella di Benedetto XVI, ma anche con quella fornita nel 2023 da Mons. Gaenswein che nel libro “Nient’altro che la verità” parla di un incidente avuto dal Papa al mattino del 25 marzo, incespicando nel tappetino del bagno. Si sarebbe prodotto una ferita di tale importanza da dover richiedere un tampone di garza (per arginare il sanguinamento) tenuto nascosto dalla papalina, tanto che durante la messa nel Parco del Bicentenario di Leon, il cerimoniere non gliel’avrebbe tolta durante la consacrazione proprio per evitare di mostrare la medicazione.
Cionci è andato a verificare sui filmati di quella messa, secondo cui al Papa venne tolta regolarmente la papalina: la sua testa era perfettamente integra e priva di medicazioni.
In questo schema le contraddizioni fra le tre versioni.
Mons. Gaenswein – da Cionci ritenuto ancor oggi costretto al segreto pontificio – con questa ricostruzione complicata nel suo libro, avrebbe inteso proprio evidenziare le contraddizioni circolanti su tale episodio e attirarvi l’attenzione.