“Un po’ si nasconde, un po’ si confonde, questa Italia vera a metà e nel secondo tempo rivoltata come un guanto. Quella vera, ne siamo certi, Spalletti ce l’ha già in testa”
In uno stadio divenuto da Champions, Luciano Spalletti prepara la sua campagna d’Europa. Bologna accoglie gli Azzurri in una cornice di entusiasmo accumulato dalla stagione rossoblu e di curiosità per l’ultima messa a punto in vista dell’esordio continentale contro l’Albania a Dortmund tra undici giorni.
La Turchia di Vincenzo Montella nei primi 45′ riesce a schermare Jorginho e compagni contribuendo al ritmo piuttosto lento della contesa, priva di sussulti di rilievo caratterizzata dagli intenti di aprire il gioco sui lati da parte di un’Italia apparsa un po’ macchinosa per via di una intensa tabella di lavoro che evidente imballa le gambe in questi giorni di vigilia allo scopo di portare alla brillantezza nel corso dell’Europeo, sperando che aspetto lo si possa, eventualmente, apprezzare il più a lungo possibile.
Piace più degli altri, soprattutto per quanto riguarda la linea mediana, Bryan Cristante, per la presenza assidua nel fulcro della manovra – per quanto faticosa – e per le incursioni di testa; non è un caso che la più pericolosa occasione azzurra arriva poco prima dell’intervallo con un corner da destra a rientrare di Pellegrini sul quale lo stesso Cristante sceglie il tempo alla perfezione, scheggiando il palo.
Nella ripresa si rivede Fagioli, ma stavolta la scommessa è solo quella di Spalletti, che probabilmente deciderà di puntare sulla fiche di una riabilitata qualità.
Non può essere contento, il Commissario Tecnico, di una partita così interlocutoria; ma al tempo stesso dobbiamo dire che era tutto previsto: tanto le gambe imballate dai pesanti carichi di preparazione, quanto la dimensione “sperimentale” in tutti i sensi di una Nazionale con Vicario tra i pali e con la staffetta Retegui – Raspadori davanti.
Al netto di ogni altra considerazione contingente, ci sembra di aver visto qualche meccanismo da oliare a livello di letture dell’azione avversaria, con qualche criticità evidenziata in fase di ripiego.
Nel finale arriva, tra gli altri, anche Calafiori, a riscuotere gli applausi del suo stadio.
Un po’ si nasconde, un po’ si confonde, questa Italia vera a metà e nel secondo tempo rivoltata come un guanto. Quella vera, ne siamo certi, Spalletti ce l’ha già in testa.
Paolo Marcacci